Paser, la sindrome dell’elefante rosa

Sospetto per natura, lo confesso, delle condanne moralistiche mediatiche, specie se unanimistiche: mi ricordano gli esami universitari “di gruppo” degli anni Settanta, quando la recitazione collettiva impediva, o almeno, attenuava, la responsabilità dei singoli. È quanto sta avvenendo, nella canicola di tardo agosto, per il Piano di azione per lo sviluppo economico regionale, il famigerato Paser, e per i bandi ad esso connessi.
Intendiamoci: bene hanno fatto i giornali a sollevare domande sulla tempistica e sull’oggetto del bando, così come sulla natura dei “fabbisogni professionali” individuati, poiché in una società civile che si rispetti la stampa esercita il doveroso ruolo del “provocatore” ed il politico rende conto del suo operato. Ci si aspettava, dunque, che dopo la deflagrazione dell’«affaire» Paser, i commenti di chi non va mai in vacanza avrebbero riguardato aspetti di contenuto, quali, ad esempio, le ipotesi di sviluppo per la regione contenute nel Piano, la coerenza degli strumenti individuati, la congruità degli investimenti previsti, la bontà dell’identikit dei potenziali assistenti tecnici, i cosiddetti advisor. Niente di tutto questo: dal palco di un festival mastelliano, nel caso del ministro Nicolais, o con disagevoli interviste tra un bagno e l’altro, la politica campana ritrova la propria verginità ancillare eccependo sul periodo del bando e, soprattutto, sulle consulenza da esso previsto. Lo stile della condanna è sufficiente omologato e conforme. Un buon idealtypus è costituito da quella dell’onorevole Barbieri: sappiamo poco del problema specifico e non siamo in grado di giudicare il reo, in questo caso l’assessore alle Attività produttive Cozzolino; certo è che si tratta d’ingenti risorse regalate, o, comunque, destinate a fini improduttivi. Quel che i nostri arguti interlocutori pensano dell’economia campana e, ancor di più delle misure introdotte nel Paser, rimarrà un mistero, temo, per un tempo non brevissimo. È vero che l’economia è scienza assai triste, ma di questi aspetti bisognerebbe pur discutere, non fosse altro che per valutare le prospettive di chi, disgraziatamente, si affaccia oggi sul mercato del lavoro. Smaltita la sbornia dello sviluppo dal basso e della generalizzazione degli interventi a favore di fantomatiche reti distrettuali il Paser, da un anno a questa parte, cerca con cautela di stabilire il principio della gerarchia degli obiettivi settoriali e della selettività degli strumenti. Qui occorrono alcune osservazioni preliminari, per poter meglio sviluppare il ragionamento. Non tutti i settori hanno oggi le medesime potenzialità di crescita: di qui la scelta, per il 2007, del settore biomedicale, della cantieristica navale, della logistica e della Ict, dopo che, nel 2006, erano stati individuati, ad esempio, l’aeronautico-spaziale ed i mezzi di trasporto. La strumentazione operativa si basa su di un armamentario volutamente ristretto, e cioè il contratto di programma regionale, il credito d’imposta, i pacchetti integrati di agevolazioni per investimenti e l’attivazione di fondi immobiliari per facilitare investimenti esterni alla Campania. Corretta o errata che sia, si tratta di un’ipotesi di politica economica regionale che ambisce a superare la visione di “un poco a tutti” che tanto danno ha trasfuso nell’economia del Mezzogiorno. Su tutto ciò sarebbe stato augurabile discutere e non solo della sospettosità della scadenza del bando nel periodo estivo che, per quanto mi consta, è pratica oramai generalizzata di numerosissimi enti pubblici, quali la Regione Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, il ministero della Difesa e, non ultimo, lo stesso assessorato alla Ricerca scientifica della Regione Campania. E, francamente, mi sembra ingenuo pensare che siano le asimmetrie informative di ferragosto a consentire eventuali favoritismi ai beneficiari. La probabile verità è che tutta queste kermesse pare avere finalità del tutto differenti. Freud, quando qualcuno dei suoi pazienti esaltava la portata di piccole nevrosi nascondendo grosse isterie di ben maggiore consistenza, parlava della sindrome dell’elefante rosa. Come a dire un fenomeno tanto macroscopico che forse si riesce a non far vedere. E può essere che l’elefante rosa di molti dei critici del Paser siano le prossime scadenze elettive del Partito Democratico, le cui cariche ed i cui equilibri sono ben più appetibili di una discussione sull’assetto dell’economia campana.

Repubblica NAPOLI, 30 agosto 2007

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