Pozzuoli il dilemma della classe dirigente

Mentre un algido gabbiano pilucca da un sacchetto di immondizia trascinato dalla corrente dell’acqua piovana impossibilitata a defluire in tombini intasati, e la lingerie cinese è venduta in un mercatino che ha come sfondo una collinetta di spazzatura, Pozzuoli accoglie in bar e crocicchi carbonari i propri politici decaduti. Si tratta della vecchia classe dirigente; quella, si fa per dire, del centrosinistra tanto per intenderci. Abbandonata dai papaveri regionali, depauperata dei suoi paladini, quei cavalieri della tavola rotonda passati da un insuccesso elettorale all’altro, la ruling class flegrea esorcizza la lontananza dalla stanza dei bottoni dedicandosi a fruttuose riflessioni su Carl von Clausewitz e su John Nash. Del primo, il generale dell’esercito prussiano, legge il celeberrimo trattato sulla guerra tentando di avere lumi su strategie vincenti per rientrare in politica e per non fare la stessa fine: morte per epidemia di colera sul fronte polacco. Dell’economista premio Nobel, invece, incuriosisce la trattazione del concetto di “interazione strategica”. Se, tuttavia, per il genio della teoria dei giochi le interazioni riguardavano le mosse di azione e di reazione tra imprese produttive alla ricerca di mercati, per i nostri politici le azioni e le reazioni riguardano le modalità vincenti di avere ancora, alle prossime elezioni comunali primaverili, il voto di cittadini sconfortati e sperabilmente immemori dei danni da loro provocati in passato. Le decisioni strategiche, a voler semplificare, sono di duplice natura: cambiare pollaio o rimanere nella vecchia coalizione? Esibirsi elettoralmente in prima persona o trovare scherani vergini e più presentabili? È, come il lettore intuirà, una decisione non facile: in fondo il camaleontismo poco dovrebbe servire a fronte del non lontano scioglimento del Consiglio comunale e della giunta cittadina e al clima di veleni e di contumelie che ne seguì, ognun contro l’altro armato. Ma la vanità e la dipendenza da potere sono elementi non trascurabili; ed ecco che il binomio di scelte conduce a classi di comportamento che, vorremmo, comparissero, solo nei manuali di antropologia culturale di Lévi-Strauss. Trasmigrare o no, mimetizzarsi o no; questi, dicevamo, i dilemmi. E le possibilità per il vecchio centrosinistra puteolano si riducono, come la statistica insegna, a quattro. In primo luogo, non scappo e non mi mimetizzo, ovvero l’archetipo del politico “stanziale ostentato”, che include il nucleo storico degli ex democratici di sinistra. Giuramenti di eterna fedeltà ad assessori regionali e la dote di qualche centinaio di voti tra le palafitte di Monterusciello devono sembrare argomenti convincenti per esorcizzare il passato. Se, invece, si hanno le medesime “doti” ma la vereconda consapevolezza di non sentirsi presentabili, ecco il nucleo “stanziale occulto”, ovvero il gruppo dei politici che credono di ritornare a gestire flussi di fondi tramite burattini non coinvolti con il passato. Chi emigra, da parte sua, dovrà effettuare ancora una seconda scelta: “nomade ostentato” o “nomade occulto”, con il secondo che cercherà, a differenza del primo, di incipriare il suo camaleontismo con il rossetto dell’ideologia del mercato e il fard delle potenzialità flegree sprecate. E mentre si consuma questa tragicommedia di fregoliana memoria, Pozzuoli rimane, oltre che ricoperta di immondizia, alle prese con scelte che, forse, più dei camuffamenti meriterebbero attenzione. Ne citiamo qualcuna, sicuri di rimanere inascoltati. Allargamento della grande distribuzione: la zona flegrea è oggetto di insediamenti e di mire di grossi gruppi commerciali. Cosa conviene: consentire gli insediamenti, affollare la zona e sancire la fine della miriade di piccoli esercizi, serbatoio rilevante di voti? Ancora: Anfiteatro Flavio. Hanno i nostri piccoli Zelig locali una qualche idea per ovviare allo scandalo della morte progressiva di uno dei più importanti monumenti alla romanità del nostro paese? Inoltre: movida e turismo. È stata effettuata una qualche riflessione sul futuro produttivo puteolano che prescinda da birra, hamburger e gare motociclistiche notturne nel centro cittadino? Infine: completamento delle opere pubbliche. Decine di piramidi pubbliche in corso di lavori si sgretolano tra una pioggia e un mancato completamento per assenza di fondi. Si ha una qualche idea su come portare a termine i lavori? La portata dei problemi evidenzia, immediatamente, l’insanità di perdere tempo a rendersi presentabili e la necessità inderogabile di consentire a una classe dirigente più giovane e meno coinvolta di occuparsi della città.

Repubblica NAPOLI, 29 dicembre 2007

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