Consumi alimentari giù: siamo tutti più poveri.

Consumi alimentari giù: siamo tutti più poveri.

Giovanni De Falco, Ires Campania

 

I dati sull’inflazione nazionale diffusi dall’Istat confermano un decremento percentuale rispetto ai mesi precedenti e continuano a scavare un fossato, sempre più ampio, tra l’istituto di statistica nazionale e gli italiani che, per parte loro, non riescono in alcun modo a comprendere l’andamento inflattivo rilevato. Chiedere per credere.

Il saggio propone: l’inflazione reale è quella che tocca tutti i giorni la nostra spesa mentre

l’inflazione percepita (virtuale) è quella che rileva (sic!) l’Istat ogni mese!

Le spese mensili aumentano ma i consumi non crescono. E’ un dato, pure questo, rilevato dall’Istat che sembra contraddire il precedente sulla inflazione.

Anche la soglia minima di povertà va sempre più elevandosi e oggi si attesta a 1.700 euro a famiglia ma, tale cifra, resta pur sempre un miraggio per numerosissime famiglie soprattutto meridionali.

Nel periodo natalizio i consumi solitamente tendono ad innalzarsi anche grazie al contributo delle tredicesime mensilità che, seppure in gran parte impegnate per la copertura degli indebitamenti realizzati durante l’arco dell’anno, riescono a soddisfare la domanda originale che in tale periodo si registra (viaggi e regali su tutto).

Tuttavia nello stesso periodo si registrano anche i livelli inflattivi più elevati dell’anno grazie ad un mercato “democraticamente” non controllato. Se il Presidente di Confcommercio Billè arriva ad indicare ai propri iscritti la strada dell’abbassamento dei prezzi per il rilancio dei consumi vorrà pur dire qualcosa. E ancora. Se nella “ricca” Milano si denuncia un progressivo indebitamento delle famiglie a causa del carovita vorrà pur dire che il sistema “mercato” va producendo guasti incredibili.

L’allarme, scattato già qualche mese fa, fu volutamente sottovalutato: il calo dei consumi alimentari rappresenta un Paese povero in cui anche il ceto medio ormai non riesce a reggere il costo della crisi.

Gli italiani cadono nella rete dell’indebitamento. Finiti i tempi in cui il denaro si teneva sotto il materasso, in banca o si investiva nel mattone, gli italiani sono ora costretti a spendere ciò che hanno, e anche ciò che non hanno.

Il 2003 ha fatto registrare un tasso di incremento delle consistenze del credito al consumo pari al 9,6% e il tasso di indebitamento delle famiglie è cresciuto del 2,4%, attestandosi a un sostanzioso 36,6% rispetto al 34,2% del 2002. Una cifra destinata ad aumentare, visto che le stime per il prossimo biennio parlano di un tasso di indebitamento del 41% circa nel 2006 e di una crescita delle consistenze del 10,4% nel 2004 e del 13,6% medio annuo per i prossimi due anni.

A Napoli, e in Campania, i dati inflattivi restano ancora superiori alla media nazionale, scenda o non scenda questa, da noi si spende sempre di più per la spesa di tutti i giorni.

I redditi familiari, però, restano ben al di sotto della soglia minima di povertà e la corsa alla domanda, più di centomila, per ottenere il “reddito di cittadinanza” ne è sostanziale prova. Se gli italiani si sentono poveri, i campani ed i meridionali in genere, si sentono disperati e con una reale percezione del dato!

A soffrirne di più, appunto, i consumi: compriamo all’osso gli alimentari, smettiamo di acquistare vestiti e scarpe, facciamo a meno di libri e giornali, il divertimento lo rimandiamo a momenti più sicuri e per rinnovare i mobili e suppellettili non risparmiamo neanche un euro.

Non è un bel segnale. Anzi. Quando rinunciamo a riempire i frigoriferi perché i soldi scarseggiano significa che il nostro Paese ha bisogno di una buona ricetta, di una forte inversione di marcia.

Agli appelli di Ciampi e, perché no, di Billè risponde Berlusconi con la riduzione delle tasse, molto ridotte per i ricchi e, in proporzione, molto minore per i poveri. Ripartiranno, forse, i consumi e nel prossimo anno si venderanno più Ferrari e più Yacht!

 

Data: 14 marzo 2005

Stampa: Corriere Economia inserto del Corriere del Mezzogiorno

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