I prezzi e l’Istat.

 

I prezzi e l’Istat.

Giovanni De Falco, Ires Campania

 

L’Ires Campania con uno studio sull’inflazione solleva seri dubbi sulle metodologie di rilevamento dei prezzi al consumo operate dall’Istat, in particolare sulle spese farmaceutiche e sulle prestazioni sanitarie e, infatti, l’Eurostat ha già richiamato il nostro Istituto nazionale a comportamenti scientifici coerenti con quelli dell’Unione Europea.

Il confronto dei costi ante e post euro sulla base della rilevazione prezzi a Napoli è impietoso: il latte in polvere per i neonati, rispetto al vecchio prezzo in lire, costa il 201% in più; l’assicurazione auto costa il 130%; un paio di scarpe da uomo il 112%; un pasto al ristorante ed una iniezione intramuscolare il 111% in più. Tutto ciò si è verificato giusto nel passaggio da lira ad euro (2000-2001), sotto gli occhi di tutti e senza alcun controllo.

Nel complesso i generi alimentari (beni di prima necessità) nel periodo 2001-2004 hanno registrato un aumento pari al 22,7% mentre l’indice di inflazione generale cresce del 12% e gli incrementi della retribuzione del solo 7,1%. Un terzo circa rispetto agli aumenti registrati. Questo basta a spiegare il forte calo dei consumi che, oggi, tocca anche gli alimentari e determina la cosiddetta, per modo di dire, inflazione percepita. A giudizio degli italiani, dunque, e in particolare delle donne, i prezzi continuano ad aumentare ad un ritmo vertiginoso nonostante le rassicurazioni dell'Istat.

Gli aumenti registrati nel mese di Agosto pongono Napoli al secondo posto tra i capoluoghi italiani per l’andamento dell’inflazione (2,8% contro un dato nazionale pari al 2,3%).

Il settore nel quale viene registrato l’aumento più vistoso è quello legato all’accoglienza turistica: Alberghi, ristoranti e pubblici servizi (+1,1%). Nel settore pesano, in particolare, gli aumentati costi della ricettività “Balneare”. I costi per l’accesso ai lidi della costa napoletana (Pozzuoli, Posillipo, Castellammare di Stabia) sono risultati più elevati di quelli della costiera amalfitana e sorrentina (+10, +12% in media) e il Tasso congiunturale del settore si attesta a +3,9%.

Il consumatore medio, nel periodo di maggiore crisi, aveva fatto ricorso ai supermercati per difendere il proprio potere di acquisto sacrificando la qualità alla quantità. Tuttavia, in questo modo, la sua spesa registrava piccoli ma costanti risparmi. L’accordo tra il Governo e la grande distribuzione ha bloccato anche questo piccolo vantaggio.

Il presidente Ciampi, da fine economista, ha compreso il vero problema: non si tratta di bloccare i prezzi ma di abbatterli.

 

Data: 19 settembre 2005

Stampa: La Repubblica Napoli

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