La Fiat: rilancio produttivo per salvare le attività in Campania

alfaLa riforma del sistema elettorale italiano ed un bipolarismo instabile hanno visto l’affermarsi, attraverso il sistema dell’elezione diretta di Sindaci, Presidenti di Provincia e di Regione, di una democrazia di mandato che ha privilegiato il protagonismo dei candidati a discapito della riforma del sistema dei partiti e ha portato la politica a circoscrivere il proprio orizzonte progettuale con il mandato elettorale. Poiché politiche di sviluppo serie ed efficaci hanno tempi di realizzazione che vanno ben al di là della durata delle cariche elettive abbiamo assistito allo svilimento del dibattito politico attorno ai grandi temi riguardanti le prospettive del Paese. Infatti, nessun rappresentante del popolo è disponibile a spendersi in una prospettiva di medio periodo, quando le sue possibilità di rielezioni sono legate al breve periodo e i benefici della sua politica sarebbero giudicati dai cittadini ma non al momento del voto per la sua riconferma.
In base a queste considerazioni, questo articolo sarebbe potuto finire qui, ma le cose dette da Bassolino sui giovani, la cooperazione tra le istituzioni, lo sviluppo della Campania e l’avvio della sua campagna di ascolto, lasciano ben sperare che, forse, la politica voglia tornare a discutere di futuro.
Un elemento inscindibile di qualsivoglia politica di sviluppo è la capacità dell’ambito regionale ad avere una efficace politica di sostegno allo sviluppo locale – come più volte affermato – capace di coniugarsi con una altrettanto efficace politica dell’innovazione che sappia individuare un asset strategici per la regione.
La discussione aperta nel Paese sul destino della Fiat può costituire un terreno interessante per provare ad individuare risposte che salvaguardino e rilancino il ruolo industriale della Campania e contribuiscano a costruire un programma condiviso tra le forze di sinistra che si candidano al governo della regione, oggi, e al governo del Paese, domani.
La discussione in corso tra General Motor e Fiat sulla Put (opzione di acquisto) evidenzia problemi industriali seri che non possono essere confusi con problemi di ordine finanziario come altresì la necessità di rilanciare politiche pubbliche a sostegno del sistema industriale non può essere confusa con la richiesta di ingresso dello Stato nella Fiat. La scelta della Fiat di ricorrere all’opzione di vendita evidenzia una scelta di disimpegno dal settore e l’opposizione di GM a rilevare l’azienda mette in luce difficoltà industriali anche afferenti il ruolo di Opel in Europa.
Tra l’altro, laddove avvenisse, una integrazione tra Opel e Fiat sarebbe inevitabilmente pagata da quest’ultima sia in termini di produzione che di ocupazione, sarebbe una cessione di quote di mercato. È vero, come si sostiene da più parti, che due tra le migliori aziende automobilistiche europee sono pubbliche ma la loro forza è nell’aver fatto per tempo scelte chiare di mercato e di joint-venture. La Campania, a partire da queste considerazioni, incrocia due terreni paralleli. Da una parte, in una logica di cooperazione istituzionale, dovrebbe sollecitare al governo centrale l’apertura di un tavolo con la Fiat per individuare una politica di integrazione europea nel settore dell’auto che valorizzi le potenzialità del “polo di qualità” presente in Fiat e costituito da marchi che hanno una loro credibilità sul mercato, a partire dall’Alfa Romeo, e che potrebbero, ad esempio, ben integrarsi con marchi come Audi: in questo contesto, e in presenza di processi di questo tipo, sarebbe utile e necessario un sostegno finanziario pubblico per il rilancio della Fiat. Un siffatto processo, laddove si realizzasse, porterebbe ad un rilancio produttivo vero della Fiat e quindi ad una stabilizzazione delle attività produttive campane ma, inevitabilmente, porterebbe ad una razionalizzazione dei livelli produttivi ed occupazionali che potrebbero essere compensati attraverso un ruolo attivo della Regione. Il Presidente Bassolino potrebbe farsi promotore dell’apertura di un tavolo di confronto campano con la Fiat dove si potrebbero compensare i processi di razionalizzazione delle attività manifatturiere con l’avvio di una politica di collaborazione, anche attraverso una società mista, sul terreno dell’energia. Immaginare una grande opzione strategica che traguardi al futuro e ponga le basi per una politica integrata delle risorse primarie, una politica che consideri acqua, elettricità, gas e produzione di energia dallo smaltimento dei rifiuti come un ciclo unico, nel quale sperimentare un grande politica pubblica, non solo per superare il gap energetico della nostra regione, ma per candidare la Campania ad un ruolo nazionale di ledership nel settore. Una politica di questo tipo, che guarda al futuro, riuscirebbe anche a riaprire un dialogo maturo con la popolazione campana perché, in questo quadro, si potrebbe proporre alla Fiat in cambio di un ruolo da protagonista, in regione, in un settore strategico, come quello dell’energia, e a fronte delle sinergie che sarebbe in grado di realizzare, di avviare una grande opera di bonifica dell’area acerrana. Se ne può discutere?

[L’Articolo, 4 febbraio 2005]

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