Salto nel Sud, Sinistra e net-economy

Gianfranco Nappi, Salto nel Sud, Sinistra e net-economy,
Liguori Editore, Napoli, 2001, lit. 20.000.

saltoSalto nel Sud di Gianfranco Nappi rappresenta un contributo importante ed utile alla discussione attorno al Mezzogiorno.

Questo libro rappresenta un elemento di discontinuità nella cultura che ha contraddistinto le élite politiche della sinistra meridionale perché delinea una piattaforma  programmatica precisa e puntuale che ricolloca la sinistra su un progetto che guarda al futuro e sceglie l’innovazione come terreno principale della propria iniziativa politica. Il libro ripropone la politica come valore alto, luogo dove si progettano idee e cambiamenti, individua le forze sociali e quelle imprenditoriali che possono realizzarlo, supera il vittimismo che spesso contradistingue le analisi della sinistra sul Mezzogiorno, individua il nuovo che avanza e lo riconduce a strumento per il governo degli uomini e delle cose.

Gianfranco parte nella sua analisi da due proposizioni che, fortunatamente, iniziano a farsi spazio nel dibattito sullo “sviluppo possibile del Mezzogiorno”: l’idea, appunto, di partire dalla categoria di sviluppo possibile individuando, nel contempo, le forze e le realtà che, anche nel nostro Mezzogiorno, possono rappresentare gli elementi fondanti, i fattori di moltiplicazione, di “buone azioni” per lo sviluppo locale e la proposta, ambiziosa, per il Sud di scegliere di confrontarsi con i sistemi di eccellenza territoriale partendo dalla consapevolezza che il nuovo ciclo di sviluppo capitalistico, che qualcuno erroneamente chiama new economy e lui,  invece, più correttamente, net-economy ( proporrei, invece, di usare la definizione capitalismo della conoscenza, perché ripone al centro del ciclo produttivo materiale e immateriale il lavoro vivo)  che è di fronte a noi, trasforma gli elementi che nel passato ciclo industrialista erano elementi di debolezza in punti di forza.

Il primo punto di debolezza diventato forza è l’ampia presenza nella nostra area di giovani ad alta scolarità che possono contribuire a sviluppare il terziario avanzato, perché un moderno sistema economico non potrà prescindere da una serie di servizi efficienti e qualificati e, allo stesso modo, la valorizzazione dei beni culturali, monumentali e ambientali, vere e proprie possibili fabbriche a cielo aperto, non potrà prescindere dall’implementazione delle nuove tecnologie mediatiche per una fruizione innovativa.

Il capitalismo della conoscenza pone al centro del suo operare la cultura, perché le infrastrutture intellettuali sono determinanti per il miglioramento delle competenze professionali che, in rete, agiscono nei circuiti dell’innovazione, dei saperi, dell’istruzione, della formazione e quindi della produzione di nuovi beni.

Attorno ai Beni culturali, ambientali e monumentali del Mezzogiorno e della sua capitale si può costruire un sistema mediatico che coniughi turismo, tempo libero e multimedialità per candidare le nostre aree ad assumere il ruolo di veri e propri centri di eccellenza territoriali, come giustamente si afferma nel libro, nella parte dedicata ai casi.

Nell’analisi di Nappi sul Torrese, di Budillon e Mezza su Bagnoli, si auspica  l’avvio di un processo che trasformi il nostro territorio in luogo in cui sorgano e si attrezzino centri di accoglienza di eccellenza in grado di realizzare e supportare iniziative industriali, produttive, di servizio da offrire ai sistemi locali e in grado di sviluppare una azione di stimolo ed attrazione nei confronti del mondo imprenditoriale nazionale ed internazionale.

Questo insieme organico di proposte è integrato dall’analisi di Fabio Terragni, anch’essa attenta e puntuale, su Sesto San Giovanni; essa dimostra che le proposte contenute nel libro, frutto anche dell’elaborazione collettiva dell’area programmatica che nei Democratici di Sinistra ha dato vita all’associazione Network,  di cui Gianfranco è stato uno dei principali promotori, non solo sono auspicabili ma sono possibili.

Nappi, nella sua analisi, parte dalla considerazione che un sistema territoriale per essere competitivo deve garantire una serie di accessi agevolati e di qualità, tra questi il ‘sistema infrastrutturale immateriale’ rappresenta il principale fattore di competitività economica per lo sviluppo di un’area.

Egli ritiene che la Campania ed il Mezzogiorno tutto possano concorrere a pieno titolo nella realizzazione di un siffatto sistema perché le reti telematiche offrono la possibilità di superare le vecchie gerarchie territoriali che l’esigenza di mobilità fisica imponeva e determinava.

In un mondo che richiedeva “la presenza fisica” il Mezzogiorno e la nostra regione, sia per l’inadeguatezza della rete fisica di mobilità che per la lontananza fisica dalle offerte di opportunità, nei fatti erano marginali rispetto ai centri effettivi dello sviluppo, depauperando così risorse, intelligenze e competenze pur presenti tra noi.

La rete capovolge le gerarchie: con il web e l’e-mail non è importante dove sei ma, piuttosto, cosa sai fare!

Questa opportunità però può essere svilita da ritardi che ancora persistono nell’approntamento delle infrastrutture fisiche: l’adeguamento tecnologico delle reti telematiche, la realizzazione dei supporti per la trasmissione ad alta velocità delle informazioni, il cablaggio con fibre per i collegamenti dati ad alta velocità e il superamento della tariffa a tempo per il traffico urbano, per il decollo vero delle opportunità offerte da internet.

L’infrastrutturazione delle reti cablate è il nuovo confine della modernità: al di là o al di qua dell’innovazione si giocheranno le nuove opportunità per i nostri giovani e per il nostro territorio.

Questo orizzonte non rende più possibile continuare ad affermare, come si è fatto in passato, che tutto è da sviluppare e che tutto è strategico, bisogna operare scelte e costruire coerenze ponendo i temi al centro del libro al centro del dibattito politico della sinistra perché come ha scritto un moderno: hic rodus hic salta!

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