Nel ricordo di Antonio Lombardi.

Gianni De Falco, direttore Ires Campania

La notizia della morte di Antonio Lombardi mi ha molto colpito. Pur appartenendo a differenti generazioni con Antonio abbiamo avuto, negli ultimi tempi, un moderno e virtuale scambio epistolare in rete. Si, Antonio utilizzava, nonostante la sua età, i moderni mezzi della comunicazione e invece di lettere ci si scambiava le più moderne e-mail. Trappola e causa di questo evento proprio le pagine del “nostro” quotidiano on line notiziesindacali.com diretto da Raffaele Pirozzi.

Leggeva i miei articoli, li commentava, mi consigliava. Su alcune tematiche lo scambio è stato intenso, attendevo i suoi messaggi e mi rallegrava scoprire nella mia casella postale il suo indirizzo di mail “antobardi” «eccolo qua, Antonio!». Puntuale. Acuto e lucido, mai banale.

Mi sono chiesto, ora, come ricordare questo amico scomparso, questo compagno sempre vicino alla “sua” Cgil e a noi, e a me a cui sempre ricordava i suoi trascorsi all’Ufficio Studi.

Ne ha viste e sopportate tante Antonio che non merita ora l’enfasi ed i roboanti discorsi riservati ai “grandi” e non li merita non perché lui non lo sia stato un “grande” ma perché la sua signorile modestia avrebbe rifiutato questa etichetta e, quindi, voglio rispettare questa sua caratteristica timidezza che lo ha reso “grande” ai miei occhi. Come vedi Antonio è un problema che riguarda soltanto me e, forse, anche i tanti che ti hanno conosciuto e voluto bene.

Abbiamo pubblicato un tuo libro di memorie “Memorie di un sindacalista” che ora rigiro tra le mani e che, ricorderai, nel controverso conteneva una serie di tue poesie, una raccolta dal titolo “Sentieri di/versi” a cui tenevi molto ma che, come sempre, tendevi a mortificare definendole (come il titolo di una tua composizione) ‘sti quatto cusarelle e che invece decidemmo, non senza tue ritrosie, di pubblicare.

Fu un successone. Il libro andò a ruba e dovemmo ristamparlo.

Ho deciso, quindi, di ricordarti con le tue parole pubblicando in questo mio ricordo questa poesia:

 

‘O munno è malamente.

Sempe cchiù triste guardo’o ppresente

e penzo c’aggio passato ‘a vita mia

‘nzieme luttanno cu tant’ata gente

p’’a libbertà e p’’a democrazia.

Spisso ‘na voce, però, ‘mprivvisamente

me dice: ma che d’è sta pecundria?

‘A vita pigliatella alleramente

‘nvece ‘e te na fa ‘na malatìa.

Te lamiente ca ‘o munne è malamente

e ‘o vulive cagnà? Ma che pazzia!

Ll’ommo fa ‘nu juoco senza toppa:

nfino ca ‘o munno nun va sottencoppa.

C’è un po’ di tutto, il tuo spirito di socialista mai domo e la lettura dei nostri tempi in cui sembra, appunto, che tutto vada “sottencoppa”.

Mi mancheranno le tue riflessioni, i tuoi consigli, le tue parole misurate anche quando volevi farmi qualche appunto e pensavi che forse avrei potuto offendermi.

Non è mai successo e quando partivi con “questo giro” capivo subito dove volevi arrivare e ti ascoltavo, o ti leggevo, con un affettuoso e referente rispetto.

Quello che si porta ai Grandi, come tu sei stato e sei.

 

notiziesindacali.com 4 marzo 2010

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