Destrutturare il sistema per strutturare le competenze

Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
Inaugurazione Anno Accademico 2010-2011. Napoli, 14 ottobre 2010.
Destrutturare il sistema per strutturare le competenze. Il paradosso tra chi crede di sapere e chi sa di non sapere
Relazione di Giovanni De Falco, direttore Ires Campania.

aa_parthenope_tPer la prima volta il nostro istituto è stato invitato a partecipare all’inaugurazione di un anno accademico universitario, mi corre l’obbligo, quindi, di ringraziare l’Università Parthenope, il Rettore uscente, Professor Gennaro Ferrara, il nuovo Rettore Professor Claudio Quintano, al quale rivolgo un caloroso saluto e l’augurio di buon lavoro, e il Professor Stefano Dumontet, responsabile del Centro di Orientamento e Tutorato con il quale abbiamo condiviso molte riflessioni sui temi della formazione (universitaria e non) ed insieme realizzato un percorso sperimentale di estremo interesse.È la prima volta, a mia memoria, che un anno accademico universitario si inaugura alla presenza delle scuole, anche in questo possiamo leggere un segno di modernità e di apertura dell’istituzione al territorio.
Potrebbe apparire quindi estremamente contraddittorio, fino a sfiorare il provocatorio, l’intervento che mi accingo a svolgere; esso, infatti, ha per titolo “Destrutturare il sistema per strutturare le competenze” e come sottotitolo “Il paradosso tra chi crede di sapere e chi sa di non sapere”.
Gli interventi precedenti del Professor Stefano Dumontet, in particolare, del dottor Claudio Luongo, socio della European Evaluation Society, e del dottor Bruno Scuotto, presidente regionale del Gruppo Piccole Imprese dell’Unione Industriali Regionale, mi arrivano a conforto del percorso che intendo qui svolgere.
Il paradosso tra chi crede di sapere e chi sa di non sapere è una importante teoria, la prima condizione della ricerca e del dialogo filosofico è, infatti, “la coscienza della propria ignoranza”Socrate interpretò la risposta dell’Oracolo di Delfi, che lo proclamava “sapiente”, come se avesse voluto dire che sapiente è solo chi sa di non sapere.
L’accenno all’Oracolo di Delfi è certamente voluto in quanto mi consentirà di ricollegarmi all’esperienza sperimentale che, con Stefano Dumontet, abbiamo condiviso e su cui tornerò successivamente.
Solo chi sa di non sapere, quindi, cerca di sapere, mentre chi crede di essere già in possesso della verità non sarà spinto a cercarla. Quindi la tesi socratica del non sapere non è una professione di scetticismo, poiché spinge ad indagare.

newton_tAffrontare il tema della relazione che sostiene la “destrutturazione” del sistema della formazione e la sua riarticolazione (strutturazione) su processi formativi che tengano conto dell’acquisizione di “competenze” non può rinunciare ad una analisi che faccia comprendere quali siano state, e sono, le trasformazioni del sistema lavoro.
Oltre ad un più spinto squilibrio nei rapporti tra impresa e lavoratore, il più marcato aspetto di cambiamento è quello della richiesta di un arricchimento sempre più consistente di competenze in grado di sostenere il know how professionale dei lavoratori e, per contrappasso, delle imprese.
sistemi_lav_tQuesta situazione determina differenti atteggiamenti nel sistema lavoro che incidono sia sul versante del Mercato del lavoro, sia sul versante della domanda ed offerta, sia, soprattutto sul sistema di offerta formativa (quella professionale generalista e quella specialistica di Alta formazione).
La lettura di questo fenomeno è riconducibile, dunque, alla filosofia socratica tra chi crede di sapere e chi sa di non sapere.
Quest’ultima affermazione, in particolare – che noi individuiamo come condizione essenziale a fondamento della ricerca e della sperimentazione – ha guidato la realizzazione dell’esperienza comune (in partenariato) tra Università Parthenope e Ires Campania: il “Progetto E.R.A.C.L.I.T.O. Esperienza di Ricerca Avanzata e Cooperativa in Learning Innovation per Tutorato e Orientamento” che aveva come sottotitolo “Il Signore, il cui oracolo è a Delfi, non dice, non nasconde, ma indica”, ecco il ricollegamento con la parte introduttiva della relazione.
omino_tL’obiettivo principale che il progetto intendeva realizzare era quello di individuare un percorso in grado di sostenere un processo di orientamento (e quindi di formazione) verso campi di intervento inesplorati o, se già esistenti, innovativi ed integrativi.
L’Ires Campania partecipò a tutte le fasi del progetto realizzando una “Analisi dei fabbisogni” (che ebbe come preludio orientativo uno “Studio sulla realtà economica delle regioni Campania e Basilicata”, per indirizzare ai settori su cui poi operare), seguita dalla individuazione e definizione delle “Figure professionali” più rilevanti, dalla costruzione di un “Catalogo delle competenze” per ciascuna figura individuata e dalla definizione, in collaborazione con alcuni docenti delle varie facoltà dell’Università Parthenope e dell’Università della Basilicata, di un “Percorso formativo modulare” adattabile anche alla sperimentazione della Formazione a distanza (Fad).
In particolare, per quel che riguarda il percorso in modalità Fad, l’Ires Campania progettò anche un originale sistema di monitoraggio e valutazione del percorso (“sistema semaforico parallelo”) per la validazione del percorso formativo ed il riconoscimento dei Crediti.
omino_2_tIl progetto ha sperimentato la metodologia formativa per competenze destrutturando il vecchio percorso, consolidato, della teoria organizzativa taylorista e fordista basata, essenzialmente, su un sistema produttivo standardizzato ed immutabile (almeno per periodi, più o meno lunghi, di anni) al quale corrispondeva un sistema pressoché immutabile di offerta formativa.
Proponendo, poi, un percorso innovativo che partendo dall’analisi dei “nuovi” fabbisogni, non solo espliciti, riuscisse a definire le nuove competenze (il Catalogo) necessarie alla definizione delle figure individuate.
La destrutturazione del percorso individuava “Skill” professionali acquisibili senza l’obbligo della cronologia stabilita dai vecchi percorsi formativi e, inoltre, appartenenti a differenti contesti formativi (Facoltà) in modo da arricchire e completare un’offerta altamente innovativa e sperimentale.
Su questo processo si innescavano azioni complementari e integrative che vedevano scuola, università e impresa dialogare e trovare campi di intervento in percorsi formativi comuni.
La metodologia proposta sollevò la curiosità e l’interesse dell'Agenzia per le politiche attive del lavoro e lo sviluppo dell'occupazione “Italia Lavoro”, impegnata, a livello nazionale alla ridefinizione funzionale delle competenze e delle Figure professionali. Italia Lavoro propose all’Ats Eraclito la sottoscrizione di un “Protocollo d’intesa e Accordo di collaborazione” per lo scambio delle reciproche esperienze.
In realtà la metodologia proposta ebbe una prima sperimentazione, per certi versi assai fortunata, in una esperienza di Istruzione e Formazione Tecnico Superiore (Ifts) realizzata con l’Istituto Professionale di Bagnoli, con il Professor Massimo Maciocia e con il dottor Scuotto, all’epoca vice presidente dell’Assital Sezione Installatori dell'Unione Industriali di Napoli. L’innovazione metodologica applicata all’esperienza formativa portò all’assunzione di ben quindici allievi su diciotto già al compimento della prima metà dell’attività. Furono poi tutti avviati al lavoro alla fine del percorso.
figure_prof_tIl Percorso formativo modulare proposto fu pensato come un grande puzzle dove ogni tessera rappresentava una conoscenza o un sapere. Allo stesso modo pensammo l’esperienza professionale, come una sommatoria di tessere (competenze) che si incastrassero l’una all’altra.
Ci chiedemmo quindi se fosse stato possibile acquisire una singola tessera (competenza) senza dover obbligatoriamente partecipare ad un percorso di studio universitario (3+2, tre o cinque anni), ad un master (1-2, annuale o biennale), ad un percorso formativo (da 600 a 1800 ore)…
Il sistema dell’offerta di Alta formazione non teneva, e non tiene attualmente, conto della possibilità di acquisizione di singole tessere (competenze) per arricchire il puzzle delle esperienze professionali.
Noi riteniamo, invece, essenziale che il sistema possa consentire l’acquisizione della singola tesserina (competenza).
puzzle_tQuesto tipo di offerta, tra l’altro, consentirebbe di aprire l’Alta formazione al sistema lavoro in maniera più diretta ed agile.
La relazione di Stefano Dumontet ha dato, in questo senso, indicazioni precise e, da quello che rileviamo, questa metodologia sembrerebbe oramai parte del DNA della Parthenope, ciò significa che l’esperienza del Progetto Eraclito ha dato ottimi frutti.
Anche le indicazioni venute da Bruno Scuotto sembrerebbero portare alla stessa conclusione, anche se bisogna rilevare che l’atteggiamento delle imprese differisce nella sostanza rispetto alla necessità, pure avvertita, di un continuo aggiornamento delle competenze professionali dei lavoratori, sia per la temuta traduzione di questa in termini salariali sia per la possibilità di traduzione in percorsi di carriera. Dunque sul fronte delle imprese ci sarà ancora da lavorare.
Claudio Luongo ha invece confermato, con il suo intervento, l’interesse e l’indicazione proveniente dall’Unione Europea alla costruzione di esperienze e percorsi professionali e formativi certificati, le ultime Direttive ne sono testimonianza.
omini_tCosì come tutte le politiche orientate alla “Occupabilità” confermano, la certificazione delle competenze è tratto fondamentale per la costruzione di un sistema del lavoro al passo coi tempi.
Per concludere, si tratterebbe, dunque, di destrutturare l’attuale sistema di domanda – offerta di formazione e di aggiornamento per… Strutturare un sistema formativo basato sulle competenze
Un sistema in cui l’offerta sia in grado di comprendere le evoluzioni del mercato del lavoro e dei sistemi economici in maniera più rapida, relazionando e saldando tutto il sistema di filiera scuola-università-lavoro (o lavori).
Grazie a tutti per l’attenzione.

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