Presentazione del 2° report sul settore edile in Campania

Fillea_1pMercoledì, 30 marzo, alla presenza di politici, esperti, sindacalisti, imprenditori e lavoratori è stato presentato il report “Il settore edile nella crisi” realizzato da Ires Campania per conto del sindacato regionale Fillea. Il report segue, a distanza di tre anni, la pubblicazione della prima indagine sullo stato congiunturale del settore.
I lavori seminariali sono stati coordinati dal giornalista Emanuele Imperiali, del Corriere del Mezzogiorno, e avviati dal saluto introduttivo di Giovanni Sannino, segretario generale della Fillea Cgil Campania.
Sannino ha sottolineato l’importanza di un lavoro che fotografa la situazione congiunturale di un settore. Il lavoro di ricerca dell’Ires Campania ha consentito di interpretare, anche nel passato, l’andamento della crisi e le sue conseguenze, drammatiche per il settore edile e delle costruzioni: oltre 16mila posti di lavoro persi, una frammentazione imprenditoriale che concentra un numero di imprese con meno di 5 addetti in una dimensione pari all’82,5%, che riduce fortemente il numero delle imprese fino a 50 addetti e che vede scomparire le imprese con più di 100 addetti.
Il reddito procapite dichiarato è mediamente di 6.500 euro/anno. Una vera e propria debàcle.
Fillea_2pSannino lamenta gli effetti disastrosi del ricorso al “massimo ribasso” che oramai si attesta mediamente al 50% «com’è possibile lavorare a queste condizioni?» si chiede. Denuncia ancora la crescita di un fenomeno del tutto anomalo: la nascita di nuove Casse Edili che distorcono il mercato e certificano Durc in maniera del tutto irregolare ed illegale.
Ha ricordato la campagna per i “99 cantieri”, la proposta di utilizzare le risorse che ci sono per renderli immediatamente cantierabili con la possibilità di impiegare potenzialmente 20mila addetti. In pochi oramai guardano con speranza alle “grandi opere”, nessuno più si illude di poter trattare su questo, si preferisce il rapporto con i Comuni assumendo molto più materialmente la necessità locale: il “cantiere di bisogno”. Su questi temi, infine, Sannino chiede alla Giunta Regionale di non guardare al passato ma di dare risposte concrete oggi.
Il professore Ugo Marani, presidente dell'Ires Campania, ha illustrato brevemente le maggiori risultanze del rapporto a cominciare da una valutazione sulle indicazioni emerse dal primo rapporto che delineavano le condizioni di crisi e le sue conseguenze sul settore. A tre anni da quel rapporto Marani dichiara che «l’Ires si sente gratificata, seppur in negativo, dalla misura degli effetti e dei risultati attesi ed illustrati in quel rapporto, oggi possiamo affermare: l’avevamo detto».
Il nuovo report Ires ha tenuto conto del rapporto nazionale dell’Ance e concorda pienamente con alcuni punti che in Campania sembrano accentuarsi: la contrazione dei lavori pubblici; la perdita netta di occupazione; la difficoltà dei pagamenti della Pubblica Amministrazione.
In questo quadro generale di difficoltà comuni l’ente locale poi ci mette il suo, in questo caso la Regione, interpretando in maniera assolutamente “estensiva” il Patto di Stabilità ha bloccato ogni processo di investimenti per lo sviluppo, di concerto, l’elevato tasso di natalità d’impresa con due o addirittura un solo addetto è l’espressione di un settore che si arena su una “disperante” ultima spiaggia.
Marani sottolinea come il settore si caratterizzi sempre più su un “Napolicentrismo” che produce grande tensione all’accaparramento di “volumetrie”.
Infine, il rapporto tra settore e organizzazioni criminali è incentivante o disincentivante rispetto allo stato della crisi, oggi determina scalate societarie e diretto coinvolgimento e, paradossalmente, maggiore resistenza e sopravvivenza.
L’onorevole Nino Daniele, in rappresentanza dell’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia), ringrazia la Fillea, le Associazioni d’impresa e la comunità scientifica rappresentata dall’Ires Campania per l’importante lavoro di analisi che precisamente descrive una condizione da Marani definita “disperante”. All’analisi aggiunge un rilievo relativo alla spesa dei fondi UE, oggi al 4%, denunciando la concreta possibilità di perdere questa importante voce di finanziamento a fronte dell’incapacità della Regione a coprire la quota di cofinanziamento, a questo si aggiunga il blocco dei mutui per i Comuni e il conto è servito… Tuttavia, Daniele afferma che «nel buio anche la semplice luce di una candela assume una grande importanza» e, quindi, avanza la proposta di lavorare ad una “flessibilità” del Patto di Stabilità tra Enti Locali e Regione per produrre qualche avvertibile risultato.
L’Assessore regionale Eduardo Cosenza, più volte chiamato in causa, dichiara che la Giunta si è trovata “zavorrata” dallo sforamento del Patto per il 2009 ed ha affrontato con un serio piano il risanamento del bilancio 2010, anche questo a serio rischio di sforamento. Riconosce che effettivamente alcune cause non sono da imputare totalmente alla Giunta precedente, per esempio, l’anticipazione di risorse prelevate dai fondi FAS, poi mai trasferiti dal Governo, ha condotto ad una situazione di azzeramento cassa. La liberazione di una certa quantità di fondi FAS, oggi avviata, è destinata al ripianamento dei deficit della Sanità e ad affrontare la crisi rifiuti, paradossalmente i fondi destinati allo sviluppo sono impegnati e non spendibili per questo obiettivo. Annuncia che la Giunta ha deliberato una lista di grandi opere (20) tra cui la risistemazione del fiume Sarno (208milioni di euro), il disinquinamento dei Regi Lagni (260 milioni) e ancora il completamento della Metropolitana di Napoli, la risistemazione della S.S. Vesuviana, opere contigue alla realizzazione della linea dell’Alta capacità Napoli-Bari. Cosenza afferma, inoltre, di essere riuscito a contrattare con il Governo la concessione, nell’ambito dell’Accordo di programma quadro, di 124 milioni di euro (dai 70 previsti) su un totale di 234, nonostante tutto, però, a cassa vuota e senza la possibilità di cofinanziamento, si corre il rischio di non poter impegnare e spendere queste risorse.
Il professor Isaia Sales, docente universitario e consulente per l’Osservatorio sulla legalità della Fillea, chiede all’assessore Cosenza di ristabilire la verità sulle responsabilità per la situazione finanziaria della Regione riparametrando le responsabilità tra Bassolino e il Ministro Tremonti. Contesta l’inserimento in Patto di Stabilità anche dei fondi destinati agli investimenti, che restano così immobilizzati, e la gestione irresponsabile ed iniqua dei fondi FAS che vengono elargiti alla Sicilia e negati alle altre regioni. Propone di lavorare per individuare 50 opere con un volume di costo superiore ai 50milioni di euro per invertire la rotta dell’economia campana. «Perché - chiede Sales – non promuovere a scala regionale un programma come il Sirena, già sperimentato con successo dal Comune di Napoli?». Ma Sales ne ha anche per il massimo ribasso, quando supera il 25% (soglia comprensiva di risparmi e profitti) gioca su varie e differenti voci: il lavoro, i materiali, le attrezzature, la sicurezza… Un’ultima osservazione riguarda l’attività di confisca delle imprese, Sales propone che alla confisca scatti immediata la concessione della Cassa Integrazione Guadagni (Cig) (in conto Regione) per i lavoratori, recuperandoli così in un sistema di garanzie che favorirebbe un loro differente atteggiamento circa il sequestro dell’attività.
Il dottor Nunzio Coraggio, presidente dell’Acen, pone un problema non secondario, la definizione di “lacci e lacciuoli” è sempre pensata sull’abito delle imprese irregolari ed illegali, e fin qui andrebbe pure bene, il problema è che questo sistema finisce per diventare un peso insostenibile per le imprese “in regola”. Il processo di selezione affidato al mercato in condizione di crisi (un processo definito da Cosenza “Thatcherismo”) finirebbe per rivelarsi di estrema pericolosità, lasciando campo libero alle sole organizzazioni criminali. I problemi degli imprenditori sono “tragicamente” collegati a progetti che non decollano e a pagamenti estremamente dilazionati o che non si recuperano. «Non si salva lo Stato uccidendo l’impresa» conclude Coraggio.
Alfonso Viola,
segretario regionale Cgil, ricorda l’impegno sindacale, le vertenze, gli ultimi scioperi e la prossima iniziativa di sciopero generale del 6 maggio sui temi dello sviluppo e della crisi. Ricorda che nella lettera di commiato l’Assessore D’Antonio sottolineò le ragioni che avevano portato la Giunta allo sforamento del Patto di Stabilità, ragioni collegate alla dimensione di crisi, economica e sociale, che viveva la regione. Denuncia l’immobilismo di questa Giunta che ha registrato, nell’ultimo anno, una perdita secca del PIL pari a -1,3%. Il rispetto acritico delle imposizioni del Patto di Stabilità ha portato gli Enti Locali, per investire risorse destinate allo sviluppo, a procedere a forti indebitamenti. Critica fortemente l’operato della Giunta per la delibera sulle venti opere, discusse e approvate senza alcun confronto con le parti sociali.
Le conclusioni sono state affidate a Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil Nazionale, che ha imputato gravi responsabilità agli imprenditori del settore che oggi si trovano in grave difficoltà per non aver utilizzato i periodi di crescita registrati dal settore, dal 1993 al 2008, per rafforzare il loro sistema di qualità e competenze. Secondo Schiavella, infatti, il problema non riguarda le dimensioni quantitative quanto, piuttosto, le dimensioni qualitative del settore nel quale, tra l’altro, la questione legalità diventa centrale. Non tace le responsabilità del Governo che in una fase di così forte recessione anziché investire ha preferito “fermare le macchine”.
Per fare un esempio basti pensare che su delibere CIPE si è spesa una quantità di capitali inferiori a quelli spesi dal Real Madrid per l’acquisto di Cristiano Ronaldo. Il Governo si è sentito offeso per questo raffronto ma la realtà dei numeri è impietosa.
Non solo si è deciso di non operare alcuna scelta ma neanche si è consentita la possibilità di riparametrare le condizioni del Patto di Stabilità. Tutto si riconduce a questa condizione. Tagli alla giustizia, tagli all’istruzione, tagli al welfare, liberalizzazione della contrattazione, interventi devastanti nel Mercato del lavoro, liberalizzazione nel campo dell’edilizia… insomma libera manovra in libero stato, «si afferma il principio – secondo Schiavella – che senza capitali convenga semplificare, per questo si pensa che senza governance l’economia cresca… ma questa non è semplificazione: è deregulation…».
Alla fine nessuno può lamentarsi se le mafie, in assenza di una qualunque forma di governance, si estendano in tutto il paese e in tutti i settori.
Per concludere Schiavella afferma che i meccanismi di gestione degli appalti in Italia, anche senza alcuna regola, non sarebbero stati in grado di realizzare quanto fatto in Giappone a soli sei giorni dal terrificante terremoto. E questo è sufficiente a qualificare lo stato del settore oggi.

Giovanni De Falco

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