Nuove regole per la refezione scolastica

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La vicenda della refezione scolastica a Napoli è stata sempre tormentata da scandali, ruberie e scarsa qualità al punto che si è parlato di scoldelle d’oro.

Quest’anno, ad un mese dall’inizio dell’anno scolastico, i bambini non mangiano ancora con conseguenze negative sull’orario scolastico, sull’occupazione dei docenti, sull’organizzazione delle famiglie. Il motivo: un disguido burocratico nella procedura di appalto,disguido di cui non si conosce la natura, ma che deve essere notevole se riesce a bloccare l’assegnazione di 30.000 pasti.

Non spetta a me chiedere le dimissioni della dottoressa Palmieri, Assessore all’Istruzione del Comune di Napoli, come stanno facendo le mamme di Mater Dei, penso che questa vicenda deve indurre l’Amministrazione Comunale a ripensare alle modalità di organizzazione del servizio mensa.

La mensa scolastica non è solo il consumo di un pasto, ma ha anche un significato educativo. È acquisizione di stili di vita, di regole e comportamenti personali e sociali. Da questo punto di vista non può essere un servizio standardizzato, ma va differenziato e specializzato.

La refezione dovrebbe essere gestita interamente dalle Municipalità, che istituzionalmente sono le più vicine ai Cittadini, attraverso tre tipologie: autogestita, cucinato in loco, con la distribuzione di cibi precotti. Le famiglie dovrebbero poter scegliere tra le opzioni possibili, in questo modo si ridurrebbe la spesa e migliorerebbe la qualità del servizio rendendolo più corrispondente alle esigenze dei bambini.

Le controindicazione a tali proposte possono essere di due tipi. La difficoltà dei controlli igienico-sanitari e le “differenze a tavola” fra chi è abituato a mangiare in maniera più arricchita e chi risolve con il “ panino”. Alla prima obiezione si ovvia affidando i controlli al personale delle ASL coadiuvato dalla scuola, alla seconda dicendo che le differenze non si vedono tanto a tavola ma riguardano le diverse opportunità che si offrono ai bambini.

Infine vorrei far notare che c’è un alto numero di bambini della scuola dell’ infanzia per i quali le mamme chiedono la non frequenza pomeridiana, proprio per l’imposizione dei un pasto uguale per tutti. La soluzione proposta rimuoverebbe il problema.

 

Paolo Giugliano

 

La Repubblica Napoli | martedì 30 ottobre 2012

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