L’EVASIONE SCOLASTICA UN PROBLEMA DI DEMOCRAZIA.

Alfonso Marino, docente di Economia aziendale presso la Seconda Università degli studi di Napoli

Paolo Giugliano, presidente IRES CAMPANIA

 

Le condizioni storiche e ambientali di molte aree del Meridione evidenziano difficoltà e problematiche non risolte. L'evasione scolastica con il suo collegamento al lavoro illegale e alla manovalanza per la camorra, rappresenta un disagio evidente e diffuso. Un problema che deve veder impegnate in prima istanza le istituzioni pubbliche, le imprese, le parrocchie. Una prima possibile iniziativa è conoscere il fenomeno. La rilevazione non basta, ma è un primo passo. Il problema di fondo è che "il banco" per molti ragazzi è una sofferenza, dunque la scuola è lontana, altrove. Il problema sono i programmi, i contenuti, ma anche le modalità e il luogo in cui la lezione si svolge. E necessaria una riflessione profonda. Nella stessa città, il programma di studi dovrebbe essere adattato alla diversa realtà di provenienza che i ragazzi rappresentano: far comunicare le differenze, facile a dirsi, difficile a farsi, ma questa è la sfida.

Questa differenza, sensibilità, impostazione culturale è spesso sentita dal corpo docente, ma si basa su motivazione e volontà personale. L'assenza di risorse, la presenza di una lunga precarietà che porta alla cattedra, determinano un'organizzazione debole degli insegnanti; le priorità sono sempre più spesso individuali e non collettive, questo è comprensibile ma non condivisibile. Certo le divisioni all'interno del sistema scuola provengono anche dalla continua ricerca di riforme complessive, generali, che identificano le soluzioni con la legge, senza alcuna verifica di quale impatto l'attuazione determina nei territori. Inoltre, lo stipendio di un docente della scuola spesso non raggiunge il fitto di una casa nel centro della nostra Napoli.

Nel prossimo settembre a Napoli saranno disponibili 3000 posti fra personale docente e tecnico amministrativo di cui solo 1000  coperti. L’effetto combinato del blocco dei concorsi e dell’innalzamento dell’età pensionabile  porta l’età media degli insegnanti a 54 anni e quella dei precari attorno ai cinquanta. Esperienze che lasciano, conoscenze che diminuiscono. Quando si ribilanceranno? Poi c’è il precariato fenomeno vecchio e diffuso che crea disagio e frustrazione sociale e professionale e non contribuisce certo a migliorare la qualità della scuola. Un profilo preoccupante della scuola pubblica che rende ancora più difficile il lavoro di contrasto all’evasione scolastico. 

La condizione dell'insegnante sintetizza quella della maggioranza degli impiegati pubblici. Infatti, stipendi, condizioni di lavoro e carriera nella scuola somigliano per modalità e tempi al lavoro degli enti locali, dei lavoratori della polizia pubblica, dei vigili del fuoco e dell'amministrazione centrale. È difficile relazionarsi con il fenomeno dell'evasione scolastica. Una delle difficoltà è il mancato senso dell'istituzione scuola, spesso per i ragazzi è una punizione, organismo da sfidare. L'utilizzo delle tecnologie è fondamentale ma bisogna partire dalla scarsa 'proprietà di linguaggio di questi ragazzi, che spesso si confrontano con i propri simili solo attraverso la strada, oppure la televisione. Le tecnologie, l'informatica, la cultura digitale spesso sono realtà lontane, difficoltà dalle quali fuggire, perché non esiste la volontà e l'opportunità per apprenderle. Bisogna creare questa volontà e questa disponibilità. Questo obiettivo necessita di un'attività ampia.

Una sorta di piano contro l'evasione scolastica dovrebbe essere un problema condiviso da tutti gli schieramenti politici. L'evasione scolastica è un tipico problema di democrazia. L'evasione scolastica rende ricco chi può scegliere tra l'extracomunitario e il ragazzo non scolarizzato: paghe basse, diritti lavorativi nulli. I settori sono il commercio, l'edilizia, dove la giornata lavorativa dura otto, dieci ore. E poi la camorra, con il guadagno facile, il lusso sognato e imitato e allora perché lavorare tanto, basta essere all'angolo della strada e vendi, spacci. L'evasione scolastica è come l'evasione dalla galera, c'è la strada.

In molti quartieri della nostra Napoli, l'istruzione non è quella della scuola ma quella della strada, degli amici in televisione. Avete visto il "Grande fratello" dimensione tv locale con ragazzi di 13 e 14 anni? Abbronzati, griffati, falsi positivi, con la canzone da interpretare in stile neo melodico. E la scuola? È un optional. Sono da recuperare? Chi li recupera e perché? Gli intellettuali, i politici di chiarano che è possibile coniugare la cultura digitale e l'evasione scolastica. Come? Il modesto parere di chi scrive è: non è possibile. E non diteci che in tutti questi anni il problema erano i denari. Quanti denari sprecati in centri e formazione. Sprecati perché il saldo tra messi in formazione e occupati è di gran lunga negati vo. Le responsabilità dei politici ci sono? Le responsabilità dei professori ci sono? La frase che ascoltiamo è: «ti formano e poi non lavori». Ritorna la strada. La strada. Ricordo Giorgio Gaber: «C'è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l'unica salvezza, la voglia di uscire, di andare». I bambini, la vita, sono patrimonio del mondo. Parole che richiama

no valori e poi spesso i valori vengono manipolati, ridotti a panzarotti, perché gli "interessi personali", gli "obiettivi strategici" e le "condizioni politiche" sono prima della sovranità popolare. È possibile: evasione scolastica zero. Se non ora quando? 

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