Le elezioni Europee.

Paolo Giugliano

 

Le elezioni Europee presentano un elevato tasso di incertezza: si stima che la partecipazione al voto sarà del 58% degli aventi diritto, al Sud ancora meno, il 55%. In questo scenario spiccano i tanti “elettori migranti” quelli che delusi dai propri partiti di riferimento, decidono all’ultimo minuto il loro comportamento elettorale e cambiando casacca determinano l’esito del voto. Chi vota Partito Democratico difficilmente passa allo schieramento avverso: o ingrossa le fila del non voto oppure sceglie una lista più estrema. A destra Berlusconi somiglia a un cavallo zoppo, più per le divisioni e la confusione che regnano nel suo schieramento che per la discesa in campo del Nuovo Centro Destra. Chi abbandona Forza Italia sembra essere attratto dalla  sirena  Grillo che ne accoglie la rabbia, gli umori e le pulsioni più profonde. Questa fette di elettorato (un milione e cinquecentomila?) è anche quella sulla quale punta Renzi per superare la fatidica soglia del 30% vero e proprio tabù per la sinistra italiana. Al popolo degli astenuti, e degli indecisi questa volta bisogna aggiungere “gli imbarazzati”. I tanti  che hanno sempre votato PD  dalla sua fondazione e in precedenza PCI –PDS –DS e iscritti alla CGIL. Renzi non tralascia occasione per denunciare il conservatorismo e la scarsa rappresentatività della CGIL presentandola come un freno alla modernizzazione del Paese. C’entra tutto questo con il voto alle  Europee? Direttamente no ma le cose cambiano se si tiene conto che il voto è l’espressione di un giudizio generale sull’operato di un partito e non è legato unicamente alla contingenza elettorale. Da questo punto di vista gli iscritti alla CGIL dovranno separare la fede sindacale da quella politica. Spero che questo accada altrimenti la vittoria auspicabile del PD sarà meno efficace nel contrasto dell’antipolitica di Grillo e del populismo plebiscitario di Berlusconi. Ricomporre questa frattura fra CGIL e governo  a trazione PD è possibile a patto che ci sia un riconoscimento reciproco di ruoli e funzioni. Si parta dalla correzione dell’infelice frase pronunciata dal segretario del PD:”chi vota PD non vota la CGIL”. Quasi come se fossero due entità separate e non invece autonome e distinte ma entrambe appartenenti al campo vasto della sinistra italiana.

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