Il Mezzogiorno dentro la crisi. Un seminario per riflettere

 

di Giovanni De Falco

 

Gianni000Il Dipartimento Mezzogiorno della Cgil Nazionale in collaborazione con l’Istituto Ricerche Economiche e Sociali - Ires Campania - ha organizzato una due giorni di studi (17 e 18 novembre) per riflettere sulle questioni del Mezzogiorno nel contesto delle politiche nazionali, che sembrano sottovalutare o, addirittura, rimuovere questo tema, e nel contesto di questa gravissima crisi economica che ha colpito prima il più grande Paese liberista del mondo, gli U.S.A., e poi l’Europa.

Tre mezze giornate articolate in sei sessioni di lavoro, ogni sessione prevede una “relazione guida” ed una serie di interventi di sindacalisti ed esperti.

Le sessioni di lavoro sono dedicate, nell’ordine, a: Economia e legalità nel Mezzogiorno; Il Mezzogiorno e lo sviluppo locale; Povertà ed esclusione sociale; La mutazione sociale del Mezzogiorno; La struttura produttiva e le politiche; Istruzione, cultura e sviluppo.

I relatori sono prestigiosi rappresentanti della cultura nazionale: Ugo Marani, che introdurrà i lavori; Mario Centorrino; Gianfranco Viesti; Carlo Donolo; Paola De Vivo; Adriano Giannola; Carmine Donzelli.

Non da meno gli esperti che interverranno nel corso dei lavori: Gennaro Biondi, Enrica Amaturo, Gabriella Gribaudi, Riccardo Marselli, Davide Bubbico, Paolo Mancuso, Giuseppe Narducci,  Susi Veneziano, Riccardo Realfonzo, Enzo Giustino, Andrea Geremicca.

Si riuniranno a Napoli cento dirigenti sindacali provenienti da tutta Italia per capire, riflettere e trovare rimedi ad una situazione sempre più drammatica.

Il Sud è cresciuto, nel 2007, dello 0,7 per cento, un punto in meno rispetto al Centro-Nord ed il Pil per ogni abitante è pari a 17.482 euro, il 57,5% del Centro-Nord (30.380 euro). Cala il numero dei disoccupati, ma non tutti trovano un nuovo impiego, infatti l'occupazione del Mezzogiorno nel 2007 registra una crescita pari a zero. Secondo lo Svimez, nel suo Rapporto sull'economia del Mezzogiorno 2008, in dieci anni seicentomila persone sono emigrate, caso unico in Europa.

Anche sul fronte dell'industria vi sono segnali di crisi: su base congiunturale la diminuzione del fatturato è pari a -1,7% con un calo degli ordinativi pari a -3,1%.

I beni durevoli sono crollati a meno 11 per cento, il peggior risultato registrato da gennaio 2004.

Ma prima ancora che soffiassero i venti della crisi internazionale, il potere di acquisto ed i modelli di consumo erano già stati modificati dal protrarsi di una recessione che sta ridisegnando l’intero sistema di articolazioni sociali. La politica non ha saputo, fin qui, fornire risposte adeguate elevando la tensione e l'insicurezza della popolazione.

In questa fase in cui la politica parla d’altro, e spera in soluzioni taumaturgiche targate Barak Obama, il Mezzogiorno occupa il ruolo centrale trovandosi a recitare, ancora una volta, una parte scritta da altri e non condivisa. Questo è già accaduto in passato ed il prezzo è stato salatissimo.

Oggi non siamo in grado di prevedere l'impatto di questa nuova crisi sul già debilitato organismo dell'economia meridionale. Ben venga, dunque, questa immersione ‘ragionata’ da parte della Cgil. A fine lavori trarremo le nostre conclusioni.

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