È morto Filippo Caria.

FilippoUomo della cultura di sinistra del nostro Paese. Avvocato, antifascista, azionista della prima ora e poi socialista.

Nato a Roma nel 1925 ma calabro di famiglia (Pizzo), si trasferì a Napoli per i suoi studi di giurisprudenza e da Napoli fu adottato.

Qui operò nella lotta antifascista militante nel Partito d’Azione Giustizia e libertà. Passò poi al PSDI di cui fu dirigente locale e nazionale; consigliere comunale e poi assessore al Comune di Napoli dal 1962 al 1970; consigliere e poi assessore alla Regione Campania dalla prima legislatura (1970) fino al 1983; Deputato della Repubblica per due legislature dal 1983 al 1992. Sarebbe fin troppo lungo ricordare tutti i suoi impegni di parlamentare, noi dell’Ires Campania vogliamo ricordarlo come “vecchio” e simpaticissimo amico, prezioso consigliere, onesto ed integerrimo politico.

 

Lo incontrammo per la prima volta nel 1993 ad una riunione di “vecchia guardia” della sinistra napoletana, con lui erano Maurizio Valenzi, Francesco Assentato, Carlo Fermariello, Franco Picardi, Andrea Geremicca e molti altri. Con molti di essi abbiamo, nel tempo, mantenuto rapporti e contatti.

Ricordiamo con particolare simpatia una intervista che ci concesse nella quale, con il suo inesauribile eloquio, ricostruì il periodo della lotta antifascista a Napoli, di cui egli fu diretto protagonista. Nella ricostruzione degli eventi alternava drammatiche fasi con siparietti di spassosissimi episodi, la sua intelligentissima verve e la sua bonaria simpatia rendevano questi incontri interminabili.

Con lucida capacità portava il suo pensiero ai tempi nostri e molte cose ci accomunavano.

Ha continuato fino alla fine ad essere un “attivo” militante con la sua associazione “Democrazia socialista”, con la quale abbiamo organizzato varie attività di rilettura storica, l’ultima del 2014 su “Matteotti e il socialismo del suo tempo a Napoli”.

Anche la malattia che lo colpì non è riuscita a fermare le sue attività. Molto mi colpì, quando andammo a trovarlo nella clinica di Telese, la sua partecipazione, nonostante la grave difficoltà del tempo all’uso della parola, alla discussione che nacque tra noi amici che gli fummo vicini affettuosamente. L’ultimo incontro pochi mesi or sono, desiderava donare il suo archivio e intendeva chiedere aiuto alla Cgil. Aveva recuperato la parola e le sue osservazioni sulla politica ce lo fecero annoverare tra “i pericolosi estremisti di sinistra”.

Filippo, come noi tutti - anche molto più giovani – semplicemente lo chiamavamo, non c’è più. Un altro pezzetto del nostro cuore socialista è andato…

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