Manifesto per il Welfare

Il Manifesto per il welfare è un documento generale (d.g.) di riflessione sui diritti del XXI secolo, di analisi dei bisogni delle persone e di proposte di emancipazione, protezione sociale e strategie di inclusione per una vita sostenibile e felice, individuale e collettiva, nel nostro Paese, in Europa e nel Mondo.
Diritti e Legalità
 

I diritti umani, sociali, civili, politici ed economici delle persone e delle comunità sono indivisibili e devono essere effettivamente esigibili. Il dovere della capacità contributiva stabilita su criteri di progressività è connesso al diritto alla assistenza sociale, sanitaria ed educativa. La tutela del lavoro e la funzione sociale dell’impresa sono indissolubilmente legate alla inviolabilità della libertà personale e della dignità del lavoro.

Le politiche sociali, sanitarie educative e formative non solo promuovono emancipazione ed agio per le persone, le famiglie e le comunità sociali ma hanno anche un grande valore territoriale di contrasto attivo alla criminalità organizzata, alle camorre e alle mafie.
Il sistema giudiziario non deve incarcerare l’esclusione sociale e il patto sociale di cittadinanza del Paese, sancito dalla costituzione e dalle Carte sociali europee, garantisce anche di una giustizia penale equa per eliminare ogni forma di abuso o maltrattamento durante ogni fase della limitazione della libertà personale di ogni individuo.

 
Welfare e Sviluppo
La globalizzazione finanziaria dell’economia ha destrutturato il patto di civiltà fra capitale e lavoro garantito dalla democrazia. La bolla finanziaria dello sviluppo ha distrutto le sicurezze sociali essenziali e rende sempre più esclusivi i beni pubblici materiali ed immateriali.
Una nuova etica sociale pubblica per la sopravvivenza dell’umanità e la sostenibilità dello sviluppo deve essere la riflessione fondativa delle democrazie del nuovo secolo. Vi è la necessità storica e strutturale di un nuovo patto per il futuro fra la sovranità costituzionali del mondo del lavoro e delle imprese per promuovere nuove relazioni di solidarietà interculturali centrate su ambiente, lavoro, welfare, democrazia.
Cittadinanza e Lavoro
La rivendicazione nazionale e regionale dei livelli essenziali di assistenza sanitari, sociali, socio-sanitari e socio-educativi è una riforma strutturale generale assolutamente coerente con la declinazione dei diritti esigibili costituzionali ed europei. La garanzia delle prestazioni educative e socio-sanitarie per le persone con disabilità non può più essere un diritto solo enunciato . La definizione di risorse finanziarie adeguate, da calcolare per quota capitaria, per garantire i Livelli Essenziali di Assistenza Sociale, Socio-sanitaria ed educativa è un impegno di programmazione economico-sociale indispensabile per il Paese. La copertura finanziaria di questo welfare strutturale è certamente possibile sia riformulando le priorità dei capitoli della legge finanziaria sia attingendo dalla tassazione generale informata ai criteri di progressività (Costituzione art. 53), a livello generale e locale.
Il punto di difesa della qualità della vita dei cittadini passa attraverso, la certezza del lavoro e la garanzia del salario attraverso anche la formazione permanente finalizzata ai necessari processi di riconversione industriale e/o riconversione /diversificazione dei servizi. Non si tratta di esigere il posto fisso ma di garantire un lavoro sicuro anche attraverso tutte le necessarie forme di riqualificazione per il bene comune di lavoratori ed impresa. Non si possono cedere sovranità a senso unico proprio nel rispetto dell’articolo 41 della Costituzione .
Trasparenza e Partecipazione
Le procedure amministrative fondate sul decentramento e la sussidiarietà devono essere fondate su trasparenza e partecipazione. Il sistema delle regole amministrativo-gestionali sono parte assolutamente essenziale dei processi di affidamento dei servizi. La loro carenza costituisce spesso ragione di poca efficienza ed efficacia dei servizi territoriali o di condizione di sfruttamento del lavoro sociale del volontariato e delle imprese non profit.
È necessaria la Istituzione di Osservatori Locali sui Bandi finalizzati a monitorare l’andamento degli affidamenti dei servizi alle realtà del Terzo Settore per garantire che i capitolati siano centrati sulla qualità dei servizi e sui diritti indissolubili dei cittadini lavoratori e dei cittadini utenti.
Proposte di sistema e priorità tematiche
 

La crisi economica strutturale si affronta senza separare la riflessione generale macroeconomica ed etica dai processi normativi quadro e dai modelli organizzativo-gestionali territoriali.
Pur rimandando al d.g. per una ricognizione esaustiva e dettagliata delle proposte del Manifesto per il Welfare sembra utile declinare in questa piattaforma sintetica alcune indispensabili proposte di sistema ed alcune priorità tematiche .
Innanzitutto la garanzia delle Pari Opportunità in tutte le Aree di Priorità d ’intervento e la strategia della Presa in carico personalizzata attraverso specifici progetti socio-sanitari e formativi individualizzati sono le dimensioni operative multidimensionali e trasversali di un Sistema di Interventi e Servizi sanitario, sociale ed educativo, universalistico ed efficiente/efficace.
Tra i diversi piani nazionali da realizzare come riforme di sistema previste dal d.g. assumono, oggi, una particolare priorità: I livelli essenziali di assistenza per la non autosufficienza, per l’infanzia e le famiglie, come garanzie strutturali del patto solidale fondativo delle nostre collettività; Una strategia di contrasto alla povertà, assoluta e relativa, anche come elemento strutturale di promozione della ripresa economica; Un piano di riordino sistematico della strategia di accoglienza delle persone migranti con una attenzione culturale e giuridica alla Cittadinanza come valore universale, al lavoro per gli adulti, alla scuola per i bambini, ai pari diritti da garantire alle donne migranti contro i rischi di sfruttamento e di schiavitù; Una riforma del sistema giudiziario che contrasti la deriva del passaggio dal patto sociale al patto penale per una giustizia equa che non incarceri l’esclusione ma promuova diritti ed emancipazione. Un Piano strategico di ammortizzatori sociali per il lavoro precario ed il superamento di contratti generalizzati senza adeguata stabilità e certezza di salario; Atti di Indirizzo Regionali (nel quadro normativo regionale di recepimento della 328/ ’00) per poter prevedere un azzeramento o di una riduzione dell’IRAP per le organizzazioni del Terzo Settore, nel quadro di un Piano Nazionale di incentivi e fiscalizzazione agevolata per le imprese non profit. Assumono, poi, una particolare rilevanza di emergenza anche specifiche Priorità tematiche .

 

Responsabilità familiari ed età evolutiva – infanzia e adolescenza
È indispensabile unificare in una misura complessiva le politiche strutturali per la famiglia (sostegno economico e di servizi ai nuclei numerosi e multiproblematici ) evitando i sostegni a termine e una tantum.
L’offerta attiva di sostegno e valorizzazione del ruolo e delle funzioni genitoriali, deve rappresentare una scelta strategica coerente anche con la l. 285/97. I percorsi di sostegno genitoriale precoce e di prevenzione del disagio infantile ed adolescenziale devono essere percorsi elettivi nelle progettazioni strategiche regionali proprio come strategie di prevenzione precoce dei processi di esclusione delle bambine e dei bambini nei territori e nelle comunità a ritardo di sviluppo.
È indispensabile, dunque, stabilire una dotazione finanziaria adeguata a garantire quanto previsto nel nuovo Piano Nazionale per l’infanzia e assumere gli orientamenti del dettato della Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo, ratificata con legge 176 del 27 maggio 1991, nell’elaborazione delle politiche per l’Infanzia e l’Adolescenza e nella individuazione degli strumenti connessi: Piano Nazionale per i Servizi socio-educativi per la prima infanzia e Piani Regionali per l’infanzia.

 

La scuola pubblica
Promuovere la scuola pubblica o depotenziarla nelle sue finalità educative e formative, costituzionali ed universalistiche, è la prova inconfutabile della sensibilità autentica dei governi verso i diritti di cittadinanza immateriali come la conoscenza.
Una scuola materna obbligatoria, la garanzia del giusto numero degli insegnanti di sostegno per prendere in carico i più fragili e una università che qualifica e promuove conoscenza reale e competenze vere oltre i centri di potere clientelari ormai strutturali al sistema, sono i punti fermi di una nuova strategia di investimento nella conoscenza e nella istruzione come bene comune pubblico del Paese.
È indispensabile la formazione obbligatoria, iniziale ed in servizio, per i docenti curricolari che hanno in classe alunni con disabilità, affinché siano messi in grado di prendersi in carico il progetto di inclusione scolastica degli alunni più fragili; in mancanza di ciò, si perpetuerà la delega ai soli docenti per il sostegno con totale snaturamento della cultura e della prassi dell’inclusione scolastica.

 

Disabilità
La Convenzione Onu sui Diritti delle persone con Disabilità rappresenta il primo trattato internazionale sui diritti umani del nuovo millennio, che ha visto come mai prima d ’ora il coinvolgimento della società civile nella fase di discussione, in pieno accordo con lo slogan internazionale del movimento per i diritti delle persone con disabilità “Nulla su di noi senza di Noi”.
Sia il progetto di riabilitazione che quello educativo per l’integrazione scolastica, sia il progetto per l’integrazione lavorativa che il progetto assistenziale individuale, in presenza di bisogni complessi, devono necessariamente svilupparsi prevedendo: l’intervento di diversi servizi o soggetti; l’attivazione di strumenti tecnici per la valutazione multidimensionale; la predisposizione del programma assistenziale individualizzato.
L’inclusione nella società attiva va garantito con la difesa dell’impianto normativo sul collocamento mirato (L. 68/99) e sulla vita autonoma (L. 162/ ’98) con particolare attenzione alle competenze sanitarie sociali e lavorative dei servizi assunti come livelli essenziali e diritti esigibili.
Una nuova strategia di protezione sociale attraverso la de-istituzionalizzazione si realizza con il sostegno alla famiglia, la promozione di servizi domiciliari e della vita indipendente.

 

Si propone la realizzazione di un Piano Nazionale per chiudere le esperienze segreganti di ogni forma e tipologia nell’arco di due anni.
È necessaria una particolare attenzione per le situazioni di multiproblematicità evitando condizioni di multidiscriminazione per donne e bambini.
Non si può rinunciare, infine, alla adozione di strategie di inclusione che garantiscano un pieno accesso e fruizione del territorio e degli ambienti attraverso anche la adozione di nuove tecnologie: è indispensabile realizzare un Piano Nazionale affinché edifici pubblici e privati aperti al pubblico, infrastrutture urbane, mezzi di trasporto e delle aree naturali protette garantiscano la piena accessibilità (da rendere operativi ogni due anni).

 

Sicurezza, carcere e cittadinanza
Il carcere sta diventando la risposta più immediata alla povertà crescente, alla mancanza di opportunità di crescita e di superamento delle condizioni di disagio per quanti ormai cercano di sopravvivere alla e nella crisi sociale del nuovo secolo, soprattutto per persone migranti, tossicodipendenti ed in condizioni di povertà.
Nello specifico per lavorare a monte del sovraffollamento e rimanere coerenti con le raccomandazioni europee si propone di: Modificare il Dpr 309/90, che rappresenta oggi, specialmente dopo l’approvazione della legge 49/06 cosiddetta Fini-Giovanardi, la normativa con di gran lunga il maggior impatto sul sistema penale e penitenziario, tanto per le condotte che punisce, quanto per il fenomeno che disciplina, ovvero quello delle droghe. Cifre alla mano, dei circa 92.800 detenuti entrati in carcere nel 2008, 30.528 erano tossicodipendenti (mai così tanti, il 33%, percentuale superiore del 6% rispetto all’anno precedente).  Modifiche al “Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”, ovvero al D. Lgs. 286/98. Se nel 1998 sono entrati nelle carceri italiane 58.403 detenuti italiani e 28.731 detenuti stranieri, nel 2008 si registrava l’ingresso di 49.801 detenuti italiani e di 43.099 detenuti stranieri. Introduzione dell’istituto della messa alla prova per adulti imputati per reati per i quali è prevista la pena dell’arresto o della reclusione non superiore nel massimo a quattro anni, così come mutuata dal Dpr 448/88 recante disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni nonché dai sistemi di common law. La messa alla prova, che ha dato ottimi risultati nel processo minorile, può essere applicata con qualche modifica anche al processo penale per adulti, sollevando così il lavoro della magistratura dalle vicende meno meritevoli di attenzione e rispondendo alle finalità di reintegrazione sociale.
È necessario uno studio di un Piano Nazionale di Risposte Alternative alla Detenzione di persone che potrebbero fruire di piani personalizzati di accoglienza e di formazione alternativi che consentirebbero di decongestionare sensibilmente le presenze negli istituti di pena, risparmiare risorse per una presa in carico di tipo sociale-riabilitativo, avere maggiori possibilità di emancipazione dai processi di esclusione e di devianza e, soprattutto, come ci dicono i dati delle pene alternative, oltre ogni propaganda su un singolo caso eclatante, diminuire il fenomeno della recidiva.

 

Migranti e Cittadinanza
Le normative dello stato italiano che ratificano gli accordi internazionali e recepiscono le direttive Comunitarie, di fatto sono in gran parte disattese: si pensi ai decreti legislativi 215/203 (sancisce la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica con specifico riferimento all’accesso alla occupazione, alle prestazioni sanitarie e sociali, a beni e servizi incluso l’alloggio) e d. lgs. 251 del 2007 (“I titolari dello status di rifugiato e dello status di protezione sussidiaria hanno diritto al medesimo trattamento riconosciuto al cittadino in materia di assistenza sociale e sanitaria”).
Occorre quindi riconoscere la necessità di: abrogare la legge 94/ ’09; fermare i respingimenti in mare; consentire l’accesso al diritto d ’asilo, allargando l’accoglienza e l’assistenza a tutti quelli che chiedono asilo e a coloro che ottengono un titolo di soggiorno in questo ambito; regolarizzare tutti i lavoratori e le lavoratrici straniere presenti nel nostro Paese; garantire ad ogni persona dignità e uguali diritti, a partire dal diritto di voto e all’accesso ai servizi e al sistema di welfare in condizioni di uguaglianza; riformare la legge sulla cittadinanza per ottenere l’introduzione della cittadinanza europea, a cui collegare una riforma della legge sulla cittadinanza nel nostro Paese, passando dallo “Ius Sanguinis” allo “Ius Soli”.
In particolare le strategia di presa in carico delle Comunità Rom devono essere centrate sulla progressiva integrazione delle fasce giovanili nella scuola pubblica e sulla promozione di patti di cittadinanza attiva con il riconoscimento di reciproche responsabilità nella offerta di opportunità. Una mediazione culturale adeguata deve partire anche dal riconoscimento della lingua delle comunità Rom e dal rispetto della loro identità culturale d ’origine.
La logica dell’abbattimento dei campi rom con le ruspe deve essere sostituita dalla promozione di politiche abitative ordinarie e di servizi essenziali per una dignitosa qualità della vita delle famiglie. Sono necessari piani regionali per la promozione di strategie di inclusione e di reciprocità responsabile con le comunità territoriali per tutti gli insediamenti Rom senza servizi di prima necessità materiali ed immateriali .
* * *

La questione dei diritti sociali e socio-sanitari e la questione della sostenibilità dello sviluppo, la questione del lavoro e la questione del finanziamento etico delle imprese sociali non sono più separabili.
I lavoratori del welfare, i lavoratori dei servizi pubblici e del terzo settore, i lavoratori dell’industria, i lavoratori della comunicazione devono parlarsi e mobilitarsi su un patto per un futuro sostenibile.
Il lavoro, la dignità del lavoro, è la vera forza creativa e di realizzazione di ogni persona nei confini dei suoi spazi vitali, relazionali, sociali, urbanistici, locali e globali.
Sul lavoro e sui lavoratori sono nate e resisteranno le democrazie.
E nelle democrazie il welfare.

 

Antigone, Arci, CNCA - Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, FISH - Federazione italiana per il superamento dell’handicap, Lunaria, Arciragazzi, Associazione città visibile, Associazione Welcome, Auser
Cirem, Centro Iniziative e Ricerche Euromediterraneo Napoli, CIPSI - Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale, Comitato diritti civili delle prostitute, Comunità Saman, Emmaus Italia, Erit Italia, Eurocare Italia, Federazione “Città sociale” - Campania, Federazione SCS/CNOS - Salesiani per il sociale
fio.PSD - Federazione italiana organismi per le persone senza dimora, Forum Droghe, Ires Campania, JSN - Jesuit Social Network Italia

Cerca nel sito

Incontri

Fut Rem

 

.

 

Chi è online

 16 visitatori online