Le lettere del Presidente

Vendere la sede della CGIL una scelta o una necessità? 

Repubblica, martedì 10 novembre 2015

Paolo Giugliano

 

Vendere la sede della CGIL di Via Torino è un errore, una scelta o una necessità? 

Sono 35 anni che lavoro in quel grigio palazzone, collocato in un quartiere dove ormai l’italiano è la seconda lingua. Eppure ogni mattina, senza retorica alcuna, entrandovi  ho avuto la certezza di stare in un luogo da  dove partiva quotidianamente per Napoli  un messaggio di solidarietà e di speranza. La forza e l’autorevolezza del  sindacato per tanti anni si sono identificate con la sua sede fisica.

Oggi la realtà non subisce più il fascino dei simboli e dei messaggi, ma è più attenta all’efficienza e alla funzionalità, da questo punto di vista la sede della CGIL di via Torino è costosa e pesante.  

Una sorta di “fabbrica di San Pietro” dove per  le attività che vi si svolgono occorrono continui lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Inoltre fra fitto e spese condominiali viene fuori una somma così alta a carico dei soggetti che l’utilizzano da apparire irrazionale.  Di contro diminuiscono le entrate, il tesseramento presenta un andamento variegato: sono pressochè stabili i pensionati iscritti ma non  i lavoratori attivi il cui valore economico della tessera è ben più sostanzioso.

Diseconomia e irrazionalità già farebbero propendere per la vendita della sede, c’è inoltre un problema di modello organizzativo del Sindacato. Meglio una struttura a rete, non accentrata come quella attuale, con un palazzetto Confederale e dei servizi vicino a una delle Istituzioni locali (comune, città metropolitana, regione) e le categorie, che organizzano le diverse tipologie di lavoratori dipendenti, dislocate sul territorio in relazione ai diversi addensamenti produttivi.

La scelta di vendere la sede risponderebbe quindi ad una esigenza  burocratica/amministrativa?

Le storie gloriose per continuare hanno bisogno di essere aggiornate e rinnovate. Il Sindacato per recuperare interamente il suo ruolo di soggetto contrattuale sociale e politico ha bisogno di ripensare anche  la sua organizzazione,  alla luce dei cambiamenti in atto. Un’organizzazione leggera, diffusa sul territorio può contribuire al reinsediamento di un soggetto che, in barba all’allergia del Presidente del Consiglio per i corpi intermedi,  ha una funzione costituzionalmente protetta.

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