Salvatore Vinci il Sud di razza

Nell'ultimo giorno del 2008 è scomparso Salvatore Vinci. Se ne va un intellettuale straordinario, un meridionalista, una volta si sarebbe detto insigne, che sarebbe riduttivo ricordare, almeno secondo l' accezione odierna, solo come economista. Salvatore Vinci era cresciuto e aveva insegnato nel prestigioso Centro di specializzazione di Portici, fondato da Manlio Rossi-Doria e che annoverava, in un periodo in cui master e dottorati non appartenevano al pedigree accademico, docenti di prestigio. ocenti come Augusto Graziani, Gilberto Marselli e Manlio De Benedictis. Allora, fine anni '60, le specializzazioni professionali, che il Centro di Portici curava grazie agli incentivi a periodi di soggiorno presso famose università statunitensi, non confliggevano con un approccio unitario che poneva al centro dell' analisi e della tensione civile, l' indagine sulla cause strutturali del ritardo di sviluppo delle regioni del sud del paese; la questione meridionale, appunto. In quella divisione del lavoro Salvatore Vinci aveva affinato la conoscenza dell' econometria, ovvero delle tecniche che consentivano di sottoporre a verifica statistica la bontà delle ipotesi formulate. La completa acquisizione di queste tecniche non aveva, tuttavia, portato Vinci ad assolutizzare la rilevanza delle metodologie quantitative; anzi. Nel corso degli anni Salvatore aveva sviluppato un progressivo scetticismo verso l' uso delle tecnicalità fine a sé stesso. Pur essendo stato premiato, anni addietro, grazie al manuale che aveva scritto su tali argomenti, Vinci aveva, nel corso del tempo, privilegiato gli aspetti storici e sociali, convinto, come dichiarava nei momenti di massimo dubbio verso l' approccio quantitativo, che la statistica potesse confermare tutto e il contrario di tutto. Queste convinzioni lo avevano portato, quando l' econometria della Banca di Italia costituiva una sorta di dogma indiscutibile nell' accademia italiana, a criticare aspramente le tesi di un altro grande economista scomparso, Fausto Vicarelli, circa la possibilità di rincondurre a semplici equazioni quantitative le complessità del mercato del lavoro italiano, le determinanti del salario e la necessità di differenziali salariali tra Nord e Sud. Centralità della questione meridionale e incapacità interpretativa delle tecnicalità statistiche sono stati, dunque, i tratti salienti della metodologia di indagine dell' economista scomparso. Così come per ciascuno di noi, anche per Vinci esisteva un indiscutibile nesso di continuità tra pubblico e privato: così come la riproposizione del primato della metodologia di Keynes non lo aveva condotto a forme di radicalismo sterile, anche la sua vita extra-professionale era improntata a grande riserbo, fuori dai circuiti accademici altisonanti e di tendenza. Di recente, tuttavia, i colloqui con lui erano permeati da un clima di sottile melanconia, mai esplicitata sino in fondo, poiché, in ragione di un riserbo siciliano che in Salvatore non era mai venuto meno, le intimità andavano accennate, mai gridate. Vinci è stato il caposcuola, di fatto, dell' insegnamento e della ricerca di economia di un' intera università, la Parthenope. Non sempre, di recente, allievi e colleghi, avevano espresso nei suoi confronti quella riconoscenza e quella gratitudine, proprie dei valori del tempo in cui egli si era formato. Gli rispondevo, quando si lambivano questi temi, che l' irriconoscenza era oramai moneta corrente e che l' ingratitudine era, di fatto, un indicatore di chi la mostrasse più che un problema per chi la subisse. Salvatore mi scrutava e faceva di tutto per autoconvincersi; ma non ne ero convinto nemmeno io, in verità. Se ne va, dopo Pasquale Coppola, un altro intellettuale di una razza in via di estinzione. Che la terra ti sia lieve, Salvatore.

Repubblica Napol, 2 gennaio 2009.

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