E' morto il prof. Tullio De Mauro

In ricordo di Tullio De Mauro.

Gianni De Falco

 

tullio-de-mauroTullio De Mauro lo ricordo protagonista di varie attività formative organizzate dalla Fiom nazionale, una su tutte sulle tecniche di comunicazione sindacale dal titolo Tecniche, trucchi e trappole, ne fummo discenti tutti noi della Commissione nazionale per la formazione.

Una esperienza unica che prendeva avvio dal suo “Vocabolario minimo della lingua italiana”. 3000 vocaboli comuni ed in uso come linguaggio condiviso dalla maggioranza degli italiani. Vocaboli conosciuti e compresi dalla maggioranza di essi. Più il vocabolario si ampliava e meno sarebbe stato compreso, più vocaboli si usavano al di fuori di quei 3000 e meno persone erano in grado di comprendere e condividere.

 L’esercitazione a cui ci sottopose riguardò le tesi congressuali della stessa Fiom.  Ad intervalli più o meno regolari, ogni ottanta – cento parole veniva cancellato un termine e ci si chiedeva di sostituirlo con quello che si riteneva originale o coerente con il periodo ed il concetto espresso. Era un test di comprensibilità.

Fummo coinvolti tutti, compresi i responsabili della stessa Commissione nazionale, Sandro Bianchi (che gà da qualche anno ci ha lasciati) e Bruno Sacerdoti. Alla esercitazione era presente anche il segretario nazionale Cremaschi che tentò, inutilmente, di sottrarsi alla prova affermando che le Tesi erano state scritte dalla segreteria e quindi la prova sarebbe stata falsata. Il professore Tullio De  Mauro insistette con fermezza.

La prova fu quindi realizzata. Risultato: nessuno utilizzò i termini originali utilizzati in originale nelle Tesi. Neanche Cremaschi che affermava di averle… scritte.

«Se voi dirigenti non avete capito o intuito i termini da sostituire come potete pensare che la base possa dunque comprendere e condividere le vostre Tesi?». Una lezione di democrazia partecipativa negata a tanti. Se le Tesi non sono comprensibili allora sono scritte esclusivamente per la “casta dirigente”. Una lezione che non dimenticherò mai.

 

Fu un intellettuale critico soprattutto con la sua parte di “sinistra”, perché «la sinistra deve essere comprensibile per essere condivisa» come affermava.

Quella esperienza, insieme con la “scuola di scrittura”, fu unica e, a mia memoria, irripetibile.

De Mauro ha sempre indicato come “insuperabile” la scuola di Don Milani, la più utile, la più esperienziale, la più spendibile materialmente. Per questo motivo non condivise nessuna delle riforme promosse negli ultimi anni, men che meno l’ultima definita “La buona scuola”.

Ha sempre sostenuto che la scuola si completasse nel contesto, nella famiglia per esempio e non nascondeva la sua preoccupazione nella constatazione che in circa l’ottanta per cento di esse non ci fossero libri, che molti italiani non fossero in grado di leggere e comprendere semplici testi e in grado di svolgere semplici operazioni matematiche.

Al contrario di molti linguisti (puristi) sosteneva che la presenza ancora diffusa dei dialetti non fosse da intendersi come un impoverimento ma come un arricchimento.

Aveva 84 anni ed era nato a Torre Annunziata. Buon viaggio caro professore.

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