Cinque regioni rosse (?) in una Italia fascista.

Una analisi per riflettere.

Cinque regioni rosse (?) in una Italia fascista.

Gianni De Falco, presidente Ires Campania

 

Riflettere sull’ultima tornata elettorale per il Referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari e le elezioni in alcune regioni potrebbe partire dal sottolineato “pareggio politico” del 3 a 3, tre regioni ciascuna assegnate alle due maggiori rappresentanze politiche. A questo si è associato il richiamato “squilibrio” del 15 a 5 sollevato da chi è risultato “risentito sconfitto”, in questo caso Matteo Salvini leader della Lega (senza Nord e senza Sud). La composizione delle rappresentanze politiche territoriali appaiono però trasformate rispetto a qualche tempo addietro.

Il Movimento 5stelle viene fuori da questa tornata praticamente dimezzato, paga, oltre all’insipienza del suo gruppo dirigente, la scelta, magari anche comprensibile, del salto della quaglia per ragioni politiche dall’alleanza con Salvini, Berlusconi e Meloni a quella con il PD di Zingaretti.

In questo passaggio mezzo Movimento (nel frattempo fattosi partito tra i partiti) ha deciso di non mollare poltrone e  percentuali. Cavalca il risultato del Referendum come Don Chisciotte il suo Ronzinante, nel frattempo i mulini al vento consumano il suo frumento che diventa polvere e farina.

Come soluzione ai suoi mali quale idea? Abbattiamo gli stipendi ai parlamentari e, magari, lasciamoli in mutande… Ma si, una più una meno…

Con la riduzione del numero dei parlamentari i grillini hanno capito (finalmente!) che al 99% nessuno di essi sarà rieletto e fremono per avere un incontro di chiarimento con il loro gruppo dirigente.

E come ci arrivano? Divisi, incazzati, smarriti, impauriti. Ma ha vinto il SI e il ministro Di Maio, e il suo sodale del tempo libero e di giochi Toninelli, posta selfie, invia messaggi… ha vinto il SI. Come commento potremmo apostrofare una recente pubblicità… ti piace vincere facile?…

Bei tempi, oramai lontani, quelli con la piattaforma Rousseau e papà Gianroberto… Oggi lo steward del San Paolo rivendica a sé gli iscritti al Movimento, giù le mani dai dati sensibili (?), gli iscritti appartengono al Movimento. Mai chiarimento fu più palese sul ruolo di manipolazione complottistica ed interessi finanziari tra 5stelle e Casaleggio Associati.

Salvini chiude male questa tornata. Ha tentato la conquista della Toscana e gli è andata buca. Ha tentato una “terza via” in Puglia a sostegno di Fitto e gli è andata buca. Nel Mezzogiorno, in molte sue tappe, ha raccolto più pomodori (in faccia) che voti. Nel Veneto è stato surclassato da Zaia ma si salva per via della volontà del furbo veneto che sottolinea la sua non volontà di trasferirsi in ambito nazionale.

Zaia ha un obiettivo, vuole traghettare il “suo” Veneto nella sfera politica dell’autonomia… ne ha facoltà… tra la sua lista, quella della Lega e la lista Lega Veneto per l’Autonomia raccoglie l’ottanta percento e più dei consensi.

E’ come dire a De Luca puoi fare ciò che vuoi, puoi diventare un Borbone o scegliere il prossimo Sindaco di Napoli… sceglierà, si che sceglierà… magari occupando la sede del PD di Napoli, “fucilando” gli oppositori o assaltandola con i “lanciafiamme”. In qualche modo si libererà di personaggi e personaggetti che avevano, ed hanno, osato metterlo in discussione… Lui, il Faraone del Sud, non si tocca… ha già idea di costruire la sua “Piramide” a Napoli, magari a metà tra terra ferma e mare, salvo intervento di associazioni ambientaliste e Saviano, quei buontemponi che si appellano alle leggi, alle norme, alle regole… da neutralizzare con i “metodi educativi e pedagogici cinesi”… fucilazioni.

Questi metodi riportati alla pubblica opinione ci proiettano in quel clima che oggi, in gran parte, si respira in Italia e che sostiene quella provinciale visione che si rispecchia nelle parole d’ordine della Lega di Salvini: “Prima gli italiani”, poi declinate in “Prima il Nord” e melanconicamente e tristemente “Prima i meridionali” e "prima i napoletani", quei meridionali e napoletani di cui si doveva occupare il Vesuvio… la memoria in alcuni casi è veramente labile.

Ci aiuta, in questo caso, l’analisi politica del Governatore De Luca che definendo il leader di questa Lega affermava: “una nullità, più che un problema politico un problema psichiatrico”, con una certa efficacia comunicativa.

Ecco, questo è il clima del 15 a 5. Dove va montando una sottocultura di estrema destra tollerata e in parte giustificata: “non sono io che sono razzista, sei tu che sei nero”, oppure sotto porta di casa “scusi è lei che spaccia?”.

Peggio ancora quel clima che giustifica la caccia al “negro”, la politica del tiro al bersaglio, la pratica della schiavitù, l’aggressione del “branco” e, tolti i colpevoli, i commenti diffusi “ma tanto era un immigrato”,  “ma era soltanto un frocio”, “tutto ‘sto casino per un mongoloide”…

Un clima del 15 che si diffonde in maniera soft e inquina anche le 5 (cosiddette rosse) che tendono ad ammiccare ai governi dell’uomo solo al comando, come in Campania e Puglia, che non a caso confermano De Luca e Emiliano per la loro capacità comunicativa e di governo fermo, in alcuni casi apertamente antidemocratico, nella gestione dell’emergenza Covid.

Un 15 a 5 che, in realtà, minaccia le libertà democratiche, prova a costruire mura (invisibili) nell’economia e nel sociale, a praticare una politica provinciale, stracciona, con prospettive duali sempre più spinte (una cosa è il Nord, una cosa, eventualmente, il Sud)…

Una strisciante cultura di destra da colletti bianchi, con la puzza al naso, che permea anche i territori delle 5 distinte per colore ma non per ambiente e per modalità di governo. Insomma, una nuova e "democratica" Italia fascista. 

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