Un’economia sostenibile sul piano ambientale.

Un’economia sostenibile sul piano ambientale.

a cura di Gianni De Falco, presidente Ires Campania

tratto da: In salute, giusta, sostenibile. Ripensare l'Italia dopo la pandemia. sbilibri21. 2020.

 

L’economia del dopo-emergenza dovrà essere basata su prodotti, servizi, processi e modelli organizzativi capaci di utilizzare meno energia, risorse naturali e territorio e di avere effetti minori sugli ecosistemi e sul clima.

Il blocco della produzione legata alla pandemia ha portato a ridurre le emissioni di CO2; la ripresa dell’economia deve mantenere le emissioni sotto le soglie necessarie per evitare il cambiamento climatico.

La prospettiva del Green New Deal, aperta anche dalla Commissione europea, deve diventare un aspetto chiave delle politiche di cambiamento, con una visione d’insieme e grandi risorse.

Occorrono però obiettivi precisi e misure concrete.

 

 

Per l’energia si può fissare l’obiettivo del 100% di elettricità prodotta da fonti rinnovabili entro il 2050 e prendere misure che aumentino radicalmente l’efficienza energetica di abitazioni, uffici, motori, elettrodomestici, eccetera.

Per le auto, si può fissare l’obiettivo di eliminare la produzione di motori a combustione interna entro il 2030. Per i trasporti delle persone si deve passare dal modello dell’auto privata individuale alla mobilità integrata sostenibile, sviluppando forme alternative di mobilità, il trasporto pubblico locale e i servizi ferroviari sulla media e corta distanza, dove si concentra l’80% dell’utenza.

Per il trasporto merci si devono ridimensionare le reti della logistica e scoraggiare il trasporto merci di lunga distanza su gomma. Entrambi i progetti richiedono grandi programmi di investimenti pubblici, centrati sulle “piccole opere”.

Occorre ridimensionare le posizioni di rendita, in particolare dei monopoli che controllano le reti elettriche e energetiche, che rappresentano un ostacolo alla conversione energetica.

Bisogna puntare sull’agricoltura biologica, con produzioni sostenibili e di piccola scala, sulla chimica verde, su una cantieristica che sviluppi il trasporto merci via mare al posto del turismo su enormi navi da crociera che hanno un gravissimo impatto ambientale.

L’intero ciclo di vita delle merci va riorganizzato sulla base dell’economia circolare, avvicinandosi all’obiettivo di “rifiuti zero”, favorendo il recupero e riuso dei materiali, moltiplicando gli impianti di riciclaggio al posto di inceneritori e discariche.

Gli interventi in tutti questi ambiti potrebbero essere coordinati da un’Agenzia per la sostenibilità, un soggetto economico pubblico che dia coerenza a strategie e investimenti, promuova la ricerca e l’innovazione ambientale, organizzi la domanda pubblica, orienti l’azione delle imprese private, facendo delle produzioni sostenibili un punto di forza dell’economia del paese.

Occorre un’eliminazione progressiva dei quasi 20miliardi di sussidi pubblici che vanno ogni anno ad attività che danneggiano l’ambiente, in particolare i combustibili fossili.

A parità di imposizione fiscale complessiva, occorre spostare il carico fiscale verso un ampio uso di tasse ambientali; in questo modo si possono “correggere” i prezzi dei beni e spingere produttori e consumatori a comportamenti più sostenibili.

Il principio di sostenibilità deve diventare un criterio pervasivo in tutte le scelte individuali e collettive. In parallelo, è necessario intervenire sul fronte dei consumi. Accanto al che cosa e come produrre c’è il tema del che cosa e come consumare.

Per spingere verso nuovi comportamenti, fondati su sobrietà e sostenibilità, lo strumento fiscale può essere fondamentale per favorire il passaggio da consumi individuali a consumi collettivi, da beni privati in beni pubblici, dallo spreco alla sostenibilità dell’economia.

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