Se non ora quando? Osservazioni sul Piano Nazionale Ripresa e Resilienza

Se non ora quando?

Gianni De Falco, presidente Ires Campania e coordinatore AIM.

 

Dobbiamo garantire welfare, una casa ed una occupazione. Così il presidente Draghi al Senato nel suo lungo discorso illustrativo del Piano di Ripresa, non Recovery Plan, vista la sua preferenza per un linguaggio con meno inglesismi. Ed in realtà su due dei tre obiettivi mi pare si stia lavorando bene.

Draghi

Continuare con il reddito di cittadinanza è corretto anche se come prevedibile al reddito medio pro capite del Mezzogiorno, sta costando cifre importanti. Parliamo di 12,28 milioni di euro in due anni, da aprile 2019 a febbraio 2021. Anche sugli asili nido, sulla scuola mi pare che si stia cercando di interrompere quella discrasia tra risorse, e quindi servizi, fornite al Nord ed al Sud.

Qualcuno si stupisce che il reddito di cittadinanza nella sola Napoli assorba quanto tutto il Nord. Evidentemente non si è reso conto del disagio esistenziale che vivono molte delle famiglie del Sud e non ha molta dimestichezza con i dati.

Per la casa mi pare che le misure pensate, come quella di non richiedere anticipo per l’acquisto dell’abitazione ai giovani e di farla anticipare allo Stato, insieme con i bassissimi tassi praticati e la facilità ad avere un mutuo velocemente, può raggiungere un obiettivo importante: quello di consentire a tanti ragazzi di farsi una famiglia. Importante non solo per dare ad ognuno la possibilità di un progetto di vita, ma anche per consentire al Paese di bloccare e invertire la deriva demografica, che potrebbe risolvere tutti i problemi dell’Italia, da qui a venti anni, per “mancanza di italiani”.

 

 

Il terzo obiettivo, però, è di quelli epocali, incompatibile con i tempi che Draghi ha a disposizione, anche se possono essere messe le basi per la sua risoluzione. Bene, deve essere chiaro a tutti che il problema occupazionale è prevalentemente un dramma del Sud. Se si guardano le Regioni italiane del Centro-Nord, che vivono anch’esse problemi di crisi aziendali, difficoltà dei giovani di trovare occupazione facilmente, ci si rende però conto che il rapporto tra popolazione e occupati, anche se non arriva al 50% ed oltre dell’Olanda, in realtà va oltre il 45%.

Se invece guardiamo le Regioni del Sud ci si accorge, in linea con l’utilizzo del reddito di cittadinanza, che su quasi 21 milioni di abitanti lavoravano, prima della pandemia, soltanto 6 milioni di persone compresi i sommersi. Un po’ di più di una persona su quattro, quando il bench marck dovrebbe essere una persona su due. Ed allora è chiaro che i posti di lavoro mancanti all’appello sono nell’ordine di poco più di tre milioni. Per questo è una missione impossibile anche per dei super men.

Abbiamo visto, guardando i dati dell’occupazione degli ultimi dieci anni del Sud, che tale dato è rimasto fermo e che i fondi che dovevano essere aggiuntivi dell’Unione Europea, a mala pena sono riusciti a mantenere l’occupazione esistente. Dimostrando che l’imprenditoria locale ha raggiunto il suo massimo, anzi deve essere aiutata, come si sta facendo, con il cuneo fiscale ridotto, a rimanere sul mercato.

E’ chiaro che nessuno si può aspettare che tale nuova occupazione si possa creare solo al Sud e che una quota di persone dovranno spostarsi, con tutti i drammi personali ed il depauperamento del territorio che ciò comporta. Ma non credo che nessuno pensi ad un trasferimento in massa dei giovani meridionali, anche perché il welfare, che Draghi invoca, limita inevitabilmente tale esodo. Facendo preferire al giovane cameriere meridionale di restare a Napoli, con il suo magro reddito di cittadinanza, piuttosto che trasferirsi in un albergo a Venezia con 1.200 euro al mese e l’esigenza di chiedere aiuto alla famiglia per sopravvivere.

Non mi pare però che tra gli obiettivi espressi nel piano vi siano chiaramente anche quelli quantitativi dell’occupazione, si stima un aumento del 3,2% al 2024 un traguardo più importante di quanto non possa essere quello della crescita del reddito, ad esso collegato, ma di secondo livello. Perché se l’aumento del Pil è importante, è fondamentale che sia collegato ad un aumento delle possibilità di occupazione.

Quantificare la stima percentuale porta a credere ad un aumento dell’occupazione pari a 850 mila unità, tali numeri sarebbero utili ai fini del monitoraggio del Piano, magari dividendo l’occupazione per settori: agricoltura e pesca, manifatturiero, costruzioni, servizi, distinguendo quelli della Pubblica amministrazione, ma anche quelli del commercio e del turismo. Ora, però, questa stima si scontra con il fabbisogno di occupazione che nel solo Sud, come abbiamo prima scritto, è pari a circa tre milioni. Ho la sensazione che dovendo pagare debiti per circa 120 milioni di euro con le voci attive derivanti da investimenti ed occupazione prodotti dal Piano, le speranze di riuscire non siano confortanti.

L’esigenza di andare per budget quantitativi anche per il numero degli occupati è quindi fondamentale.

La normativa riguardante le Zes ha proprio lo scopo di accelerare lo sviluppo attraendo investimenti dall’esterno, operazione sulla quale i riferimenti del Presidente sono stati frequenti, ma che prevede una credibilità dello Stato italiano che recentemente aveva perso, nonché condizioni di infrastrutturazione e di contenimento della criminalità, che ancora non si hanno, oltre che un costo del lavoro più basso, che il cuneo fiscale ridotto permette, oltre che una tassazione più contenuta degli eventuali utili che in qualche modo si sta attuando.

In tale logica non mi pare siano fissati obiettivi di presenze turistiche da raggiungere né strumenti particolari per portare gli 80 milioni di presenze, che il Sud ha, pari a quelle del solo Veneto, a crescere fino all’80 o al 100%, quasi il doppio degli 80 milioni. Forse una normativa per istituire delle Zes turistiche derivata da quella delle Zes manifatturiere potrebbe facilitare questo percorso.

Ovviamente una tale articolazione degli obiettivi è molto impegnativa ed anche facilmente può evidenziare il fallimento, anche parziale. Ma come per i vaccini, per i famosi 500 mila giornalieri che dovremo raggiungere a fine mese, l’evidenza del mancato risultato diventa fin troppo evidente.

Approccio impegnativo e molto serio e complesso, mi rendo conto, ma non siamo in un momento particolare con una guida eccezionale e con quasi tutti i partiti nella coalizione? Se non si possono chiedere tali traguardi al governo Draghi certamente non li si potranno chiedere a nessun altro Governo successivo.

Se non ora quando, e se non ci prova il governo dei migliori chi altri?

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