Se Bagnoli diventa un paradiso fiscale

È norma saggia evitare commenti e riflessioni muovendo da indiscrezioni giornalistiche, ma l’oggetto delle notizie riportate ieri da Repubblica NAPOLI, l’imminente normativa in relazione alla Coppa America, giustificano ampiamente una deroga. Sembra scontato che la Regione Campania si appresti a varare, in accordo con le istituzioni centrali di governo, un quadro di interventi fiscali sintetico ma significativo: la detassazione completa per i partecipanti e per la società titolare del marchio della Coppa America per il quadriennio 2004-2008 e la determinazione di un tetto d’imposta unica del 15% per i redditi da lavoro maturati presso le imprese che abbiano rapporti di collaborazione continuativi ed esclusivi con i partecipanti al torneo velico. Queste paiono le conclusioni cui sarebbero giunti i consulenti nominati dalla Presidenza della Regione in relazione al quadro fiscale, la cosiddetta zona franca, più idoneo entro cui Napoli dovrebbe massimizzare i benefici di città ospitante. Vale, dunque, la pena di valutare con il massimo rigore un simile indirizzo. È del tutto chiaro e ammissibile che le probabilità di convincere il team di Alinghi a scegliere Napoli comportino la necessità di predisporre misure di detassazione completa, non fosse altro che per allinearsi agli indirizzi maturati nelle altre città ancora in lizza. In questo senso la normativa prende atto che per un quadriennio Coppa America e paradiso fiscale diverranno termini omologhi. Ma i problemi non finiscono qui, anzi. È intuibile che ospitare la manifestazione non costituisce un obiettivo meritorio in quanto tale, ma lo diventa se esso diventa occasione di sviluppo per la regione. È ovvio che, dal punto di vista del circuito della spesa, ospitare la manifestazione comporti enormi vantaggi per albergatori, operatori e distribuzione commerciale, ma gli sforzi organizzativi devono mirare a massimizzare le potenzialità di sviluppo e di crescita. Muovendo da quest’ottica è singolare che la detassazione, sia pur parziale, riguardi i redditi maturati in imprese che hanno rapporti continuativi ed esclusivi con la Coppa America; essa non potrà riguardare le imprese locali che, realisticamente, non lavoreranno a tempo pieno e per un quadriennio per i gareggianti. Ad essere incentivate saranno le imprese esterne che già hanno a che fare con la Coppa America, i fornitori abituali, gli sponsor i quali si troveranno nella felice e paradossale situazione di essere agevolati dalle autorità di fatto del fisco, e cioè i team partecipanti. Tutto ciò non ha nulla che a vedere con i fondamenti analitici con le realtà esistenti di zona franca, dal Manzanarre al Reno, da Madeira alle Canarie, e meglio sarebbe stato non evocare, tempo addietro, regimi fiscali cui si associavano vantaggi illusori e miracolistici in termini di posti di lavoro. Il fisco è strutturalmente materia discutibile, ma, pur mutuando la massima amoralità possibile, ci pare di poter affermare che la manovra fiscale, così strutturata, costituisca una grossa occasione persa per l’economia regionale. L’incentivazione propria delle zone franche muove dal presupposto che si debbano determinare convenienze o spaziali, ad esempio nella zona di Bagnoli e in quella flegrea, o settoriali, ad esempio in comparti ritenuti rilevanti o suscettivi di crescita; o una qualche combinazione del criterio spaziale e di quello settoriale. Se tutto ciò è ritenuto costoso, in termini di mancati introiti, arbitrario, per le delimitazioni geografiche e settoriali, o burocratizzato, si opti per misure più semplici ed efficaci: si esenti dalla tassazione ogni relazione commerciale, debitamente certificata, con i soggetti di Coppa America. I vantaggi: sarebbero detassate le imprese abili a stabilire con la manifestazione rapporti commerciali, le imprese sommerse verrebbero escluse dai benefici, la minore traslazione sui prezzi delle imposte renderebbe più competitive le ditte operanti con Alinghi e soci. Borges invitava chi si fosse imbattuto in un bivio ad imboccarlo: nel nostro caso il bivio è tra il reddito della Coppa America e lo sviluppo a seguito dell’evento di Coppa America.

Repubblica NAPOLI, 09 ottobre 2003

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