Letture

Il Sud che resiste

Pasquale Iorio, Il Sud che resiste, prefazione Guglielmo Epifani, postfazione Luigi Ciotti
Ediesse, Roma, 2009, € 11,00.

sud_che_tLa pubblicazione di un libro, a volte, può diventare l’occasione per l’apertura di un ampio confronto. È quanto sta avvenendo per il volume “Il Sud che resiste. Storie di lotta per la cultura della legalità in Terra di Lavoro”, con un’originale esperienza di partecipazione dal basso. Il suo autore, Pasquale Iorio, un sindacalista campano dotato di acutezza e tenacia, sta facendo di questa presentazione un vero e proprio tour in tutta Italia, tra grandi città e centri piccoli e medi.
Il volume, partendo dall’efferato episodio della strage di sei ghanesi a Castel Voltumo, pone in evidenza come il fenomeno della delinquenza organizzata condizioni l’economia, colpisca i più deboli, crei emarginazione e inibisca la vita associativa; in sintesi, deprima ogni aspettativa per l’avvenire.

Impresa sociale, innovazione e legalità

Pasquale Iorio, Impresa sociale, innovazione e legalità, introduzione di Achille Flora
Saggi e contributi di: A. Flora, G. Allucci, A. Ascione, E. Calabrò e R. Passaro, A. Calvaruso, E. Corti e D. Costantini, A. De Felice, U. Di Girolamo,V. Esposito, G. Festa e C. Massa, L. Frigerio, E. Giustino, A. Lepore, L. Melillo,V. Morgera e S. Ricciardi, AM Orlando, PL. Lo Presti, R. Natale, M. Raffa, L. Rao, B. Schettini.
Ediesse, Roma, 2010, € 13,00.

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Il legame virtuoso tra impresa sociale e sviluppo dei territori è multidimensionale. È noto che l’impresa sociale persegue una finalità sociale, eticamente condivisibile, favorisce processi di costruzione di capitale sociale, ottiene e concede credito sulla base della fiducia e dell’appartenenza alla comunità locale, investe in capitale umano, promuove la partecipazione delle donne al mercato del lavoro1, aiuta la conciliazione tra cura della famiglia e impegno professionale attraverso forme flessibili di organizzazione e divisione del lavoro, sopperisce alle lacune del welfare state tradizionale attraverso prestazioni personalizzate rispetto a esigenze eterogenee e mutevoli nel tempo, produce beni relazionali che possono suscitare processi di emancipazione e reciprocità, è incline all’innovazione anche e soprattutto di tipo relazionale attraverso il crowdsourcing, contrasta l’attività criminale delle mafie locali e opera per diffondere un clima di legalità, contribuendo allo sviluppo territoriale e alla crescita civile, sociale ed economica dei contesti in ritardo di sviluppo.

Un paese troppo lungo

Giorgio Ruffolo, Un paese troppo lungo,
Einaudi, 2009, € 18,50.

ruffolo_tRecensione di Giovanni De Luna

Fin dal titolo, Un paese troppo lungo. L’unità nazionale in pericolo, il libro di Ruffolo sembra evocare la geopolitica per avvicinarsi a una definizione soddisfacente di cosa si intende oggi per identità nazionale.
Il carattere mediterraneo degli italiani nascerebbe direttamente dalla nostra collocazione geografica, così come, ad esempio, il militarismo dei tedeschi dovrebbe scaturire dalla loro collocazione nel cuore dell’Europa, dall’essere perennemente impegnati su due fronti, quello orientale, contro la Russia, e quello occidentale, contro la Francia e l’Inghilterra.
La tesi del libro è che, proprio a causa della «lunghezza» della penisola, la nostra unità nazionale è sempre stata precaria, sottoposta a sollecitazioni e spinte centrifughe che ne hanno minato solidità e compattezza.

Economia criminale

Roberto Galullo, Economia criminale. Storie di capitali sporchi e società inquinate,
prefazione di Gianni Riotta
Saggio conclusivo di Moises Naim “Il flusso inarrestabile dei traffici illeciti globalizzati”.
Il Sole 24 ORE, 2010, € 12,00.

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Prefazione di Gianni Riotta
Capita a tanti, arrivati all’età adulta, di ripensare agli anni della scuola con un misto di rimpianto e indulgenza, pronti a sorridere di tante fesserie compiute e sogni che la realtà – la più dura delle maestre – ha rivelato vani. Capita anche a me: con una eccezione. Al liceo, con un pugno di ragazzi alcuni oggi famosi in Italia, organizzavamo assemblee e dibattiti non sui temi di una generazione, da Parigi a Berkeley, ma su un fenomeno di cui pochi parlavano. La mafia, la criminalità organizzata.
Era allora opinione diffusa che la criminalità organizzata, i suoi legami con la classe politica, l’effetto di corruzione che produce nella società civile, il logorio che induce sulle aziende sane, mettendole fuori business e lasciando prosperare quelle non competitive ma affiliate, fosse evento residuale.

Il capitale umano

Piero Cipollone e Paolo Sestito, Il capitale umano,
Il Mulino, 2010, € 9,80.

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Recensione di Giampaolo Romano
Lo scorso marzo è uscito in libreria un volumetto veramente importante intitolato Il capitale umano, gli autori sono due economisti della Banca d’Italia (Piero Cipollone e Paolo Sestito), l’editore è Il Mulino. Il libro è stato pubblicato nella collana Farsi un’idea della casa editrice bolognese, la migliore collocazione possibile per un testo che aiuta ad orientarsi, a capire attraverso analisi rigorose e documentate quali siano le reali condizioni in cui versa il nostro sistema educativo ed a farsi così un’idea di quali possano essere le possibili soluzioni.
Il libro che significativamente i due autori hanno dedicato “ai nostri insegnanti e a quelli dei nostri figli”, avvia la propria analisi partendo dalla necessità di chiarire che cos’è e a cosa serve il capitale umano, proponendo una definizione del capitale umano “come un insieme di conoscenze e competenze, il sapere e il saper fare delle persone” che oggi sono sempre più importanti sia per l’individuo che per la collettività perché – si afferma – “al capitale umano si associa infatti tanto la capacità di produrre beni e servizi quanto la capacità di innovare”.

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