Il settore edile nella crisi

SettoreEdile_pMercoledì 30 marzo 2011, alle ore 9,30, a Napoli, all’Hotel Ramada, sarà presentato il secondo report sul settore edile della Campania, curato dall’Ires Campania.
Pubblichiamo la presentazione di Giovanni Sannino

Un rapporto sullo stato di salute del settore dell’edilizia rappresenta, per un’associazione di categoria, lo strumento indispensabile per capire dinamiche, anticipare cicli virtuosi e non, stabilire strategie e scelte. Come uno screening per il corpo umano, un report ci consegna lo stato di salute del settore osservato. La Fillea, dopo le esperienze passate, ritorna ad analizzare il settore dell’edilizia. Lo fa con lo strumento del report e lo fa ancora una volta con l’Ires Campania, l’Istituto di ricerca della Cgil Campania.
Le valutazioni finali del report precedente leggevano bene lo stato di salute del settore, tant’è che anticipavano la crisi che si sarebbe abbattuta sul settore.

 

Anche le considerazioni, lì espresse, individuavano la strada da seguire per permettere al settore edile la correzione di alcune criticità bene rappresentate nel 1° Report del settore edile, come il fenomeno del nanismo delle aziende edili, la scarsa propensione alla crescita professionale, una più incisiva lotta al lavoro nero e irregolare, un meccanismo di premialità o di migliori tutele delle aziende regolari e la necessità di mantenere la caratteristica di anticiclicità del settore intervenendo con flussi di finanziamento tali da non abbassare il livello d’intervento infrastrutturale del settore.
Conclusioni e valutazioni quasi profetiche ma, purtroppo, non ascoltate.
Con il 2° Report sul settore dell’edilizia in Campania, la Fillea si propone di leggere e capire, a distanza di tre anni, i motivi di una crisi annunciata, prevista e forse troppo ignorata dalle istituzioni e dal Governo locale e Nazionale.
Dai dati delle Casse Edili della Campania, anni 2009/2010, emerge un settore in forte difficoltà: -18,9% di lavoratori pari a più di 16mila unità; forte flessione del salario denunciato -20,9% pari a circa 126milioni di Euro e per i lavoratori che hanno lavorato diminuisce il salario medio annuo di oltre 800,00 Euro/anno, anche in virtù di un addensamento professionale ai livelli più bassi delle qualifiche professionali. L’80% dei lavoratori è inquadrato nelle qualifiche di 1° e 2° livello e circa la metà, il 47% al 1° livello, mentre solo il 14,% dei lavoratori sono inquadrati in mansioni specializzate.
Sul versante aziendale le cose non vanno meglio, scompaiono dal sistema Cassa Edile circa 2.000 aziende, resta sostanzialmente invariato il fenomeno del nanismo aziendale, che concentra nel 93% del totale, le aziende con meno di 10 dipendenti, aggravato dalla drastica riduzione, da 20 a 7, delle aziende sopra le 100 unità.
Sul versante della lotta al lavoro nero o grigio, è macroscopicamente evidente il contrasto del numero delle aziende attive iscritte al sistema Camerale della regione Campania (59.879) con le aziende registrate dal sistema delle Casse Edili della Campania (16.835), un saldo negativo di ben 43.044 aziende che si perdono nel grigiore di un’attività sempre più appetibile agli ambienti della criminalità organizzata, e che sottraggono milioni e milioni di euro al sistema fiscale e previdenziale. I dati provenienti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali non lasciano nulla all’immaginazione: nel periodo marzo-ottobre 2010, il Dicastero ha effettuato controlli a campione nell’ambito del “Piano straordinario di vigilanza per l’agricoltura e l’edilizia in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia”, dagli accertamenti ispettivi condotti nelle quattro regioni, in edilizia è emerso come irregolare il 61% delle aziende ispezionate. A questo dato, estremamente indicativo si associano gli indicatori dell’Istat sui lavoratori irregolari che nell’anno 2009 si attestavano a circa  tre milioni di addetti.
Il Report, supportato dall’Osservatorio Nazionale e Regionale sulle Opere Pubbliche, ci consegna uno stato del settore in forte crisi, e con prospettive in chiaro scuro.
Il Patto di Stabilità economica, imposto dall’Unione Europea, potrebbe trovare sbocco nella spesa delle risorse già a disposizione delle amministrazioni locali. Sono, infatti, oltre 3miliardi di euro le risorse disponibili ed immediatamente cantierabili.
Opere pubbliche come tratte ferroviarie, strade e autostrade, hub aeroportuali, messa in sicurezza delle scuole, interventi nell’edilizia residenziale pubblica, fuori dagli interventi del Piano casa della Regione Campania. Risorse immediatamente disponibili che potrebbero dare occupazione a circa 20mila lavoratori da ripartire per gli anni necessari agli interventi. 450milioni di euro sotto forma di salario che potrebbero dare una boccata di ossigeno ad un’economia e un settore fermi ormai da oltre due anni. Tuttavia, i continui richiami-appelli e le ininterrotte iniziative di natura sindacale non sortiscono effetti e continua incessantemente la sottrazione di risorse disponibili continuando, così, ad accrescere il ritardo infrastrutturale del Mezzogiorno.
L’unione per la ricerca d’opportunità, la forza economica, la specializzazione diventano vitalità essenziali per partecipare al mercato settoriale che si muove ancora e si determina in una forza di “peso” capace di imporre cambiamenti sul mercato. C’è la necessità di costruire un percorso coerente, consapevole e coeso per dar vita ad una “comunità professionale di settore” mai avuta nel nostro territorio,capace di strutturare percorsi “comuni” (seppur nelle differenze e nelle tutele delle singole autonomie) tra sindacati, associazioni di categoria e imprese.
È questo il tentativo che intende perseguire la nostra organizzazione.

Giovanni Sannino, Segretario Generale Fillea Cgil Campania

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