Addio a te, caro compagno…

Addio a te, caro compagno…

Gianni De Falco

 

RosarioIn sole quarantottore la vita di Rosario Messina si è consumata e spenta. Per me una notizia straziante sin dal principio, da quando domenica la compagna di Rosario, Liliana, mi avvisò di averlo ricoverato. Poi è stata tutta una discesa… dal sapere del “brutto male” lunedì e scoprire che con il Dpcm e la Zona Rossa (sembra proprio uno scherzo beffardo) non avremmo potuto salutarlo, accompagnarlo nel suo ultimo viaggio.

«No, la chiesa no» ha ragione Liliana, la chiesa no. «Bello mio - era il suo intercalare quando doveva dire o sottolineare una cosa importante – sapessi cosa si è scatenato in rete alla notizia…».

Per cominciare il “nostro” gruppo di WhatsApp, quello della pizza al mercoledi, ti saluta con un «ciao», semplice come siamo noi semplici.

In tanti stanno scrivendo, ti ricordano… nonostante il tuo aspetto burbero in tanti ti volevano bene. Nonostante ti fossi allontanato da un po’ per via della pensione quelli della “generazione mia” ti ricordano tutti.

Non sto qui a ricordare la tua vita trascorsa tra partito (si, si, non ti preoccupare Rosa’ lo dico… il PCI, era pure il mio…) e sindacato (tra categorie e dipartimenti)… perché è come ricordare un po’ a tutti quello che tutti in Cgil hanno fatto.

Da figiciotto a sindacalista… negli anni nostri era così.

Voglio ricordare quello che ci ha politicamente unito (poco per la verità) e quello che no, ma che è stato alla fine quello che ha determinato la nostra amicizia.

Nella storia sindacale congressuale non siamo quasi mai stati sullo stesso fronte, io maggioranza (seppure in alcune occasioni critico) e tu minoranza (sempre). Perché, come dice una canzone di Gaber, chi era contro era comunista. E tu hai voluto esserlo sempre.

Ma ci stimavamo, preferivi portare i tuoi argomenti a me perché, come mi dicevi sempre «bello mio… riesco a ragionare con te perché non tenti mai di affermare la tua opinione gridando ma discutendo… qualche volta resto convinto delle mie idee, qualche volta mi fai riflettere».  Succedeva la stessa cosa a me.

Non piaceva a nessuno dei due affermare le proprie opinioni gridando. Ragionare e discutere è cosa più faticosa ma anche più appagante, formante. Eh si che in passato lo abbiamo pure fatto… gridare! Ma lo abbiamo fatto contro “i padroni”, contro i governi della DC, contro le ingiustizie, contro la camorra… contro tutti, contro tutto, contro sempre… perché ci abbiamo creduto.

E per questo la nostra generazione ha sofferto più di tutti… perché ci abbiamo creduto e perché, sotto sotto, ci crediamo ancora.

Volevi rappresentarti come “bastian contrario” ma i tuoi baffoni hanno sempre nascosto sorrisi che concedevi in abbondanza. Le risate poi, quando scoprimmo il tuo spirito tanghéro da una foto pubblicata su un giornale in cui ti ritraevano a ballare il Tango nella Galleria Principe di Napoli. Vabbé lo ammetto, ti abbiamo messo in croce. Non dimentico per questo le tue risate… chissà se dove ora sei ci sono piste da ballo…

Il tuo cuore aveva molte debolezze… per le persone che amavi… per tua figlia. Rosa’ rassegnati, dietro la tua scorza di uomo “duro a prescindere” sei sempre stato “diversamente compagno”… ma non ti crucciare per questo, anche il cuore è rosso.

Un ultimo pensiero caro Rosario, ora posso dirlo, ogni tanto ci siamo presi il gusto di tradire il nostro gruppo della pizza.

Addio a te, caro compagno di politica e di birra e Kebab.