Il PNRR Visto da Sud.

Il PNRR Visto da Sud

Conferenza organizzata da Alleanza Istituti Mediterranei e Osservatorio di Economia e Finanze. 7/05/21.

 

Intervento di

Gianni De Falco, presidente IRES Campania e coordinatore AIM

 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovrebbe riconoscere alle otto regioni del sud una priorità orizzontale per “Ridurre i divari territoriali e liberare il potenziale inespresso di sviluppo del Mezzogiorno”. 

Si fa riferimento al Piano Sud adottato nel febbraio 2020, che invoca il riequilibrio delle risorse ordinarie per gli investimenti senza indicatore di attribuzione, con l’effettiva applicazione della clausola del 34%, rafforzata nella legge di bilancio 2020, ovvero con una distribuzione quantomeno proporzionata agli abitanti delle otto regioni del Sud. 

 

 

Sempre il PNRR,  definisce  le  linee  progettuali  e  di  intervento  esplicitando la quota di risorse complessive destinata al Mezzogiorno, favorendo sinergie e complementarietà fra le risorse provenienti dal Recovery Plan, quelle fornite da REACT-EU (il programma ponte tra la vecchia programmazione 2014-2020 e la nuova 2021-2027), e la quota anticipata del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC)2021-2027”.

 

DeFalco Dati PNRR

Volendo ora provare a stimare quante risorse risultano destinate o destinabili al Sud seguendo le indicazioni del PNRR è possibile giungere alla conclusione che dell’intero pacchetto finanziario, pari a 191miliardi e 510milioni la Quota Sud è di 81miliardi e 550milioni pari al 42,6%. Ma dobbiamo rilevare che i finanziamenti disponibili comprendendo quote di finanziamenti europei del programma ponte tra la vecchia programmazione e la nuova 2021-2027 e le quote del Fondo Complementare pari ad una disponibilità complessiva di 235miliardi e 140milioni e se non intervengono rimodulazioni o nuovi indicatori, la Quota Sud resta invariata e la sua incidenza sarebbe pari al 34,7% con una minore incidenza pari a 5,3 punti.

DeFalco TAV 1 Incidenza QS

 


 

La bozza di PNRR del Governo Conte, tralascio i giudizi su azioni e contenuti, destinava al Mezzogiorno 86miliardi e 400milioni, circa 5miliardi in più, per una percentuale  pari al 38% (Stima Fondazione Bruno Visentini).

 

Limitandoci al metodo di calcolo relativo ai tre indicatori “consigliati” dall’Unione: il PIL medio pro-capite, il numero degli abitanti e il tasso di disoccupazione medio del periodo 2015-2019, si ricava una percentuale di concentrazione di finanziamenti nelle regioni del Sud del 68%. In altre parole, ogni 100 euro di sussidi 68 euro sarebbero stati impegnati nel Mezzogiorno. I motivi per ricorrere a un parametro di etero-compensazione sono numerosi. Eccone alcuni:

 

  1. Il Piano Next Generation ha come obiettivo quello di promuovere la convergenza, sostenendo gli investimenti, la creazione di posti di lavoro e la crescita, contribuendo a ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali.

 

  1. le risorse del Piano devono essere spese in sinergia con quelle inserite nella programmazione 2021-2027 e quindi è opportuno concentrarle maggiormente dove anche tale programmazione insiste. Le otto regioni del Sud sono interamente ricomprese nelle due macroaree Sud e Isole classificate a livello di Nomenclatura di Unità statistica facilitando il monitoraggio europeo per l’attuazione del PNRR.

 

  1. nella programmazione 2021-2027, ora tutte le otto regioni del Sud dovrebbero rientrare nella tipologia delle regioni in ritardo di sviluppo, beneficiarie quindi del maggiore tasso di concentrazione delle risorse del rispettivo quadro finanziario pluriennale, che nella precedente programmazione era del 52,45%.

 

  1. Tra i criteri di valutazione da parte della Commissione vi è anche l’accertamento dell’effettivo contributo del PNRR al miglioramento alla coesione territoriale e la convergenza.

 

In conclusione, applicando la formula indicata nel regolamento in relazione agli indicatori le risorse da destinare a Sud, tra sussidi e finanziamenti, sarebbero state pari al 68% oltre 150 miliardi di euro. Se si applicasse quella per le aree in ritardo di sviluppo, 52,45% oltre 120 miliardi

Rispetto al primo calcolo di finanziamento con il PNRR attuale perdiamo 68miliardi e 450milioni e nella seconda ipotesi, rispetto alle aree in ritardo di sviluppo, 38miliardi e 450milioni.

Per rimanere al PNRR su cui si discute, la Quota Sud rispetto alla totalità dei finanziamenti per restare ancorata al 40% tanto sbandierato dovrebbe recuperare 12miliardi e 500milioni.

Questo non è un Piano che favorisce il Mezzogiorno ma, anzi, non fa che aumentare la forbice Nord Sud.

 

Secondo punto su cui vorrei discutere è la ricaduta del PNRR in termini occupazionali che è fondamentale per tutti gli aspetti economici, finanziari ma anche sociali.

Ebbene dall’inizio della pandemia l’Italia ha perso circa 945mila posti di lavoro e si prevede una ulteriore uscita dal Mercato del lavoro alla scadenza del blocco dei licenziamenti e della CIG una ulteriore espulsione di 1milione e 100mila lavoratori. Un totale di circa 2milioni di unità lavorative da inizio pandemia a tutto il 2021.

 

DeFalco TAV 4 Diff occupazionale

 

Il PNRR stima una ricaduta in termini di nuova occupazione peri al 3,2% rispetto all’ultimo dato consolidato. Si tratta di 735mila nuovi occupati nell’arco di 5 anni. Da subito e fino al 2026 ci troveremmo ad affrontare una somma algebrica che, a bocce ferme, significherebbe ritrovarsi un problema di 1milione e 300mila disoccupati in più.