Tutto quello che ci hanno detto.

Tutto quello che ci hanno detto.

Francesco Fusco, presidente associazione culturale Alter

 

All'inizio ci hanno detto che era una cosa da nulla, poco più di un raffreddore. 

Poi ci hanno detto che era un problema circoscritto alla Cina, che qui in Italia eravamo al sicuro. 

Poi ci hanno detto che bastava adottare delle semplici precauzioni, mantenere una certa distanza, lavarsi spesso le mani, cose così. 

Poi hanno cominciato a creare delle zone dalle quali non si poteva uscire (e nelle quali non si poteva entrare), ma ci hanno detto che era per il nostro bene e per quello delle persone che abitavano in quelle zone. 

Poi qualcuno ha cominciato a indossare una mascherina per uscire. 

Poi hanno cominciato a dire che era meglio rimanere in casa e uscire solo se strettamente necessario; nel frattempo, quelli che indossavano la mascherina erano aumentati sensibilmente. 

Poi ci hanno detto che DOVEVAMO restare a casa e uscire soltanto per fare la spesa o un po' di attività fisica oppure portare a spasso il cane. 

A un certo punto ci hanno detto che la spesa potevamo farla soltanto a giorni alterni e in determinati orari e che potevamo tranquillamente evitare di fare attività fisica; il cane potevamo ancora portarlo a spasso ma soltanto nelle vicinanze dell'abitazione. 

Poi ci hanno fatto vedere gli ospedali costruiti col timelapse, la gente che cantava sui balconi, la processione dei camion pieni di bare, e le cose che ci dovevano dire ce le dicevano tutte insieme alle cinque del pomeriggio, minuto più minuto meno. 

Poi, finalmente, ci hanno detto che la situazione andava migliorando, che potevamo ricominciare a fare determinate cose, usando tutta una serie di precauzioni e, ovviamente, le mascherine. 

Intanto, quelli che fino a quel momento avevano detto che 

 

1. le mascherine dovevano essere riservate esclusivamente al personale sanitario e alle persone realmente ammalate (e a coloro che le assistevano) 

 

2. che non c'era nessuna prova evidente che proteggessero in maniera efficace dalla possibilità di contagiarsi 

 

3. che anzi potevano creare un falso senso di sicurezza, indurre le persone a trascurare le buone pratiche ed esporle al contagio 

 

quelli, dicevo, che avevano detto tutto questo, si ricredevano e concludevano che le mascherine erano sicuramente utili, e anzi necessarie nei luoghi chiusi e dove non era possibile mantenere la distanza di sicurezza. 

Intanto qualcuno diceva che il virus si era attenuato, che non c'era più un'emergenza di tipo sanitario, che il problema adesso era di natura squisitamente politica e/o sociale. 

Qualcun'altro invece diceva che il virus non si era attenuato per niente e che con la riapertura delle scuole e l'arrivo dell'autunno ci sarebbe stata sicuramente una seconda ondata. 

Qualcun'altro ancora dissentiva dicendo che non era detto che ci sarebbe stata questa fatidica "seconda ondata" e che anzi, assai probabilmente, non ci sarebbe stata proprio, punto. 

Intanto, siccome la curva dei contagi aveva ripreso a risalire, c'era chi dava la colpa all'estate e alle vacanze, chi piuttosto ai giovani e alle discoteche e chi, salomonicamente, ai giovani che in estate, durante le vacanze, si ammassavano senza ritegno nelle discoteche. 

A questo punto quelli che fino a quel momento avevano detto che col virus bisognava convivere, che il paese non avrebbe retto a una seconda chiusura generalizzata e che le scuole andavano riaperte ad ogni costo, si dicevano preoccupati dalla situazione. 

Qualcuno, prendendo la palla al balzo andava decisamente oltre e, rimandando di settimana in settimana la riapertura delle scuole, minacciava in maniera affatto velata una nuova e quasi inevitabile chiusura. 

Ecco, in estrema sintesi, quello che ci hanno detto fino a questo momento. Noi abbiamo risposto dicendo...dicendo...uhm. Pensandoci bene noi non abbiamo detto ancora niente, niente di niente. 

E poi dicono che la gente non sa ascoltare.