Linee guida

L’inasprirsi delle azioni terroristiche e gli scenari di guerra in Iraq prospettano un futuro nel quale le politiche di sviluppo per l’area del Mediterraneo incontreranno sempre più difficoltà.
Al contrario, gli impegni assunti nelle conferenze di Barcellona, Malta e Stoccarda per la realizzazione di un’area di libero scambio tra Unione Europea ed i Paesi del Nord Africa, del Medio oriente ed Israele vanno confermati e sostenuti.
Anche in presenza delle varie difficoltà con le quali l’Unione Europea dovrà misurarsi, prima tra tutte l’allargamento dell’Unione ai Paesi dell’Est. Il Bacino Mediterraneo rappresenta un’area “mercato” di circa ottocento milioni di persone ed un sistema di mercati ed economie che dovrà misurarsi con quelli dei Paesi dell’Est, appunto, caratterizzati da un mercato del lavoro con ampie fasce di manodopera a basso costo.

L’Osservatorio MediterraneoEuropa intende sperimentare modelli di sviluppo sostenibili, che non significa solo attenzione all’ambiente, ma anche rispetto della diversità dei modelli sociali, dei comportamenti, delle tradizioni.
In passato si ipotizzava la costituzione di un “Ente mediterraneo di coordinamento e promozione dello sviluppo”. Tale ipotesi non si è realizzata e, oggi, appare molto lontana, ma essa costituisce, tuttavia, un’opportuna base di partenza dalla quale non si può prescindere.
La contrapposizione fra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo è la chiave di lettura prevalente anche rispetto al principio dell’appartenenza. Durante il corso degli anni novanta il gusto dell’appartenenza all’Area mediterranea e la necessità di politiche comuni comincia ad imporsi. In parallelo si fa avanti con sempre maggiore forza la contrapposizione fra paesi centroeuropei e paesi mediterranei. Tale linea si impone anche a livello di Unione Europea in particolare con l’avvento del Comitato delle regioni (1994).
I progetti di collaborazione auspicati dalla Unione Europea per l’area Euro-Mediterranea (partenariato) miravano al rafforzamento della stabilità politica, della democrazia, alla creazione di una zona mediterranea di scambio libero entro l’anno 2010, allo sviluppo di una cooperazione economico-sociale, alla promozione e conoscenza reciproca, allo scambio culturale ed umano tra i popoli. I progetti si fondavano sullo sviluppo socio-economico e sullo strumento del partenariato.
In tal senso si può affermare che l’Unione Europea avviò una politica di cooperazione focalizzata sul Mediterraneo. Tuttavia i progetti europei avviati in passato non hanno corrisposto alle aspettative ed hanno incontrato grandi difficoltà. Inoltre, alcuni rappresentanti della riva Sud sostengono che bisognerebbe parlare anche di “Arabmed”, invece che solo di Euromed.

Nel frattempo, tuttavia, le azioni a favore dell’area si sono ulteriormente sviluppate ed hanno coinvolto nuove componenti: durante la “Conferenza Euromediterranea sulle città sostenibili” di Siviglia (1999) è stata presentata una “Dichiarazione”, nella quale si invita l’Unione Europea a tener conto delle specificità economiche e sociali delle città del Sud ed a sostenere le attività di cooperazione, nonché il partenariato euromediterraneo (Smap) ed il programma di Assistenza tecnica per la tutela dell’ambiente (Metap). A Marsiglia (2000) si è tenuta la quarta “Conferenza euromediterranea” che ha riunito i ministri degli affari esteri dei paesi dell’UE e quelli di Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Malta, Marocco, Tunisia, Autorità palestinese e Turchia. I principali problemi affrontati sono stati quelli del partenariato e della sicurezza con particolare riguardo anche ai temi del terrorismo, della migrazione e degli scambi umani. Sul piano delle attività economiche è stato affrontato il tema della cooperazione finanziaria in vista di una ulteriore semplificazione ed accelerazione delle procedure. Inoltre, è stata confermata la volontà di creare una zona di libero scambio fra il territorio comunitario e quella dei partner mediterranei, subordinandola alla ratifica di accordi di associazione con l’UE. L’attenzione verso il Mediterraneo ha determinato anche la nascita di numerose associazioni finalizzate come nel caso delle Unimed, Università del mediterraneo, e del Cum (Comunità delle Università del Mediterraneo) concepite come rete di università dell’area, con un impegno prioritario nel campo dei beni culturali in particolare attraverso il trasferimento di know how nel settore della formazione (masters).
Nell’ottobre 2000 a Genova, nell’ambito del “Sommet des villes de la Mediterranée”, si è svolta una riunione di ventidue rettori di università di otto paesi (Francia, Spagna, Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Libano ed Italia) nell’ambito del programma “Tethys” ed è stato data vita all’Università dell’Euromediterraneo. L’obiettivo principale è quello di sviluppare comuni programmi di formazione a distanza.
Nell’Area mediterranea sono emerse alcune linee comuni di condotta, ma anche alcune incompatibilità, derivanti non tanto dall’assetto attuale e dai gravi problemi congiunturali, ma da qualcosa di più profondo che dipende dalle diverse culture dei popoli. Tuttavia per valutare questi aspetti è opportuno partire da alcune considerazioni di carattere materiale e dalla logica dei fatti, considerando il grande divario esistente tra i paesi della riva Nord e quelli della riva Sud. Per quanto negli ultimi anni si siano avuti considerevoli sviluppi specialmente in alcune aree come quelle egiziana, marocchina, tunisina e turca, ancora molte sono le potenzialità inespresse.

L’Osservatorio MediterraneoEuropa intende:

- favorire tutte le relazioni volte a garantire una visione allargata della dimensione politica, economica e sociale del Mezzogiorno in una prospettiva di cooperazione, di libera concorrenza e di sicurezza;
- affermare la dignità meridionale quale momento di affrancamento intellettuale e di rilancio della collocazione euromediterranea del Mezzogiorno in una prospettiva internazionalista, affermando e promuovendo il dialogo fra i popoli europei e mediterranei, la tolleranza, l’avvicinamento e l’armonizzazione delle diverse culture, nel rispetto delle relative dignità di popolo e di comunità;
- promuovere qualsiasi attività rivolta alla conoscenza ed alla valorizzazione delle risorse umane campane, del mezzogiorno e dell’area mediterranea secondo aree tematiche attraverso lo studio e l’approfondimento scientifico, la ricerca e la realizzazione di analisi ed elaborati, nonché l’organizzazione di convegni, seminari e mostre.

La fine della polarizzazione internazionale e l'internazionalizzazione progressiva delle relazioni umane, politiche, sociali ed economiche, non consente a nessuna comunità organizzata, sia essa rappresentata da uno Stato che parte dello stesso, di essere marginale quale sintomo di un rassegnato vissuto. Partecipare al processo di internazionalizzazione, quindi, significa vivere all'interno degli eventi, comprenderli, analizzarli e orientarne gli effetti sul territorio della comunità di riferimento consentendo a quest' ultima di essere protagonista in una regione, quella euromediterranea, che si ripropone vivace laboratorio economico e politico, ridefinendosi quale area di convergenza di interessi interculturali la cui prossimità non solo ai paesi arabi e del Nord Africa ma anche all' Unione Europea ne dimostra l'importante ruolo di cerniera.
L’Osservatorio MediterraneoEuropa, per questo, si presenta come un momento di confronto interculturale nel tentativo di favorire una conoscenza ed un avvicinamento delle comunità euromediterranee fra loro attraverso l'individuazione e valorizzazione di propri elementi comuni che possano rappresentare i valori di crescita culturale e non solo delle singole regioni che compongono la complessa area del Mediterraneo. In una visione "allargata" di una regione così definita, la Campania - e con essa tutte le regioni a vocazione euromediterranea - non può più abbandonarsi all'iniziativa di terzi ma deve proporsi l'obiettivo morale di essere concretamente e direttamente protagonista, di vivere gli eventi e di essere in grado di comprenderli evitando di subire iniziative altrui che abbatterebbero quel necessario vantaggio competitivo dato dall'originalità di pensiero e da un'identità non solo culturalmente definita dalle tradizioni locali ma da un'architettura di pensiero articolata su tolleranza e solidarietà nel rispetto delle diversità di ogni singolo individuo e di ogni singola comunità. Per questo, studi di settore, conferenze ed analisi, in stretto contatto con istituzioni pubbliche e private, diventano il prodotto finale dell’Osservatorio così come le relative pubblicazioni volte a mettere a disposizione dei cittadini, degli studiosi e degli imprenditori quanto elaborato e realizzato.

Fondazione Giuseppe Di Vittorio – Ires Campania