Una iniziativa di Ires Campania e dell'Archivio Storico Cgil Campania

Cgil Campania vista

«Je suis Charlie» apre ad una riflessione critica.

 

«Je suis Charlie» è stato il grido, la prima risposta, sull’onda emotiva della tragedia compiuta, della Francia e dell’intero mondo occidentale agli atti terroristici accaduti a Parigi.

Me è sufficiente questa risposta a spiegare il perché quegli atti siano accaduti? Una riflessione tra i rapporti del mondo occidentale con il mondo islamico, tra le politiche – che sembrano sempre essere di natura colonialistica – che si adottano a carattere internazionale, sempre sospese tra “aiuti” e “ingerenze”, determinano o no condizioni di subalternità e repressione verso società e culture diverse? Per capire quelle società e quei Paesi c’è assolutamente la necessità della “paura” del diverso e dello sconosciuto (e del terrorismo come strumento di reazione)?

Possiamo chiederci quale altro modo, quale altra politica, quale altra cultura può servire a determinare condizioni di fratellanza, di coesione, di accoglienza?

Un altro Islam esiste. Ne abbiamo avuto prova proprio durante le manifestazioni parigine.  Ne abbiamo quotidiana testimonianza nelle nostre città.

Tuttavia, sulla paura del diverso e sull’applicazione dei diritti di cittadinanza anche alle minoranze etniche, si è costruita una politica dell’avversione e del respingimento che non ha nessuna pratica efficacia a fronte di trend sociali sempre più tendenti alla multiculturalità e alla multietnia.

Il “terrorismo di tendenza" spesso è più intollerabile di quello armato, più subdolo, più silenzioso, più pervasivo e, quindi, più “efficace” (se così si può dire).

Il sapere, la conoscenza, la curiosità, la cultura sono le efficaci armi che possono consentire il superamento di quelle barriere virtuali di arretratezza e divisione che i “poteri deboli” di questo mondo vogliono imporci.

Lo scrittore e drammaturgo britannico Edward George Earle Bulwer-Lytton soleva affermare che «la penna è più potente della spada» parafrasando l’antico proverbio dell’Antico Testamento secondo cui «ne uccide più la penna (la lingua) che la spada», non sapendo e non volendo noi utilizzare la spada cerchiamo di utilizzare al meglio le penne (e le matite).

 

A. Ciardi, responsabile Archivio Storico Cgil Campania

G. De Falco, coordinatore generale Ires Campania