Un primo maggio per la libertà ed il lavoro

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DEVI VIVERE

 

Se per vivere, o Libertà

chiedi come cibo la nostra carne

e per bere

vuoi il nostro sangue e le nostre lacrime,

te li daremo

Devi vivere

 

(Alexandros "Alekos" Panagulis. Glifada 2 luglio 1939 - Atene 1 maggio 1976)

 

 

Un primo maggio per la libertà ed il lavoro.

di Giuseppe Biasco

 

Sono ormai 25 anni che il primo maggio si festeggia in Italia con il grande concerto del sindacato a Piazza San Giovanni. È un modo bellissimo per stare insieme per la festa del lavoro. Ma, ormai, più tempo passa, più la crisi diventa drammatica, e la ricorrenza del primo maggio diventa sempre meno una festa e sempre di più un giorno qualsiasi da passare aspettando che qualcosa si muova affinché il lavoro ritorni ad essere un diritto quotidianamente esercitato.

Manca il lavoro e c’è sempre meno voglia di fare festa! Dopo 25 anni, mi sembra necessario che il primo maggio ritorni ad essere quello che è stato per lunghi decenni, un giorno di riflessione e di lotta per il lavoro, la democrazia e la libertà. Per questi motivi, a quasi 40 anni dalla sua morte, ritengo importante riproporre a tutti il ricordo di Alekos Panagulis, poeta, antifascista, combattente per la democrazia e per la libertà, morto il primo maggio del 1976. Aveva solo 37 anni Alekos il giorno in cui mori, probabilmente ucciso dai sicari della sconfitta dittatura dei colonnelli greci. Molti, negli anni successivi alla drammatica fine di Panagulis, si sono chiesti che cosa sarebbe stata la Grecia se il giovane poeta fosse rimasto in vita. Sicuramente sarebbe andata avanti la sua battaglia contro i politici corrotti e strettamente collegati agli anni della dittatura dove furono compiuti massacri di cittadini contrari ai colonnelli, tra cui moltissimi gli studenti del politecnico di Atene.

Ma il massacro dei giovani greci non fu l’unica responsabilità di quel governo di estrema destra, l’intera economia e la struttura sociale della Grecia furono profondamente cambiate. Nacque, con la dittatura, la distruzione del territorio greco, la speculazione edilizia, la folle urbanizzazione di Atene che passò in poco tempo ad essere una delle più grandi città del Mediterraneo, in un paese che rimase arretrato e legato ad un’economia agricola di poveri pastori e contadini.

Insieme al mancato sviluppo industriale, la Grecia ricorse sempre di più all’indebitamento e alla dipendenza degli investimenti stranieri, in particolare: Germania, Inghilterra, Usa. In queste ore il governo greco guidato da Tsipras, è al centro di forti pressioni internazionali per il pagamento dell’enorme debito accumulato dai politici della destra greca e che costringono la popolazione di quel paese nelle peggiori condizioni possibili, quasi ai limiti della povertà. L’Europa non può essere una terra senza libertà, soprattutto se la mancanza di libertà si coniuga con la mancanza della libertà dal bisogno. Ecco perché in un giorno in cui si ricordano i morti di Chicago, martiri delle battaglie per la giornata di 8 ore, per la libertà sindacale e la democrazia sui posti di lavoro, bisogna insieme alla festa riprendere a ragionare di lavoro e di libertà, pensando alla battaglia persa dal sindacato italiano sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ma non solo, al termine di questo articolo troverete un link, dove, se volete, potrete trovare le poesie di Alekos Panagulis tra le quali potrete leggere “Viaggio”, dove il poeta, con una sensibilità ed un amore infinto, racconta un viaggio disperato su un vecchia nave alla deriva nelle acque del Mediterraneo, alla ricerca di una libertà e di una vita impossibile da raggiungere, mentre la morte appare l’unico destino per il viaggiatore.

A rileggerla oggi, di fronte al massacro quotidiano dei profughi annegati nelle acque del canale di Sicilia, appaiono parole profetiche, incomprese, di una tragedia annunciata da un poeta esperto di letteratura antica greca, dove i drammi erano rappresentati per educare il pubblico alla comprensione e al rispetto della vita.

Panagulis, viveva profondamente nella cultura greca e romana del Mediterraneo, la nostra cultura, in cui il viaggio significava ricerca, scoperta, innovazione, miglioramento della propria vita e di quella degli altri. Il mare è la grande frontiera della libertà e dell’incontro, oggi, purtroppo, ridotto ad un cimitero di speranze.

Buon Primo maggio a tutti.

http://alekospanagulis.altervista.org/

 

Viaggio per inesplorate acque su una nave
che, come milioni di altre simili, peregrina
per oceani e mari
su rotte regolari
E altre ancora
(molte, davvero molte anche queste)
gettano l'ancora nei porti.

Per anni ho caricato questa nave
Con tutto quello che mi davano
e che prendevo con enorme gioia
E poi
(lo ricordo come fosse oggi)
la dipingevo a tinte sgargianti
e stavo attento
che non si macchiasse in nessun punto
La volevo bella per il mio viaggio
E dopo avere atteso tanto -proprio tanto
Giunse alla fine il momento di salpare
E salpai...

(Nave io e capitano
ed equipaggio per trovarti
fammi a pezzi
ma non farmi sanguinare il corpo)

Quando mi trovai in mare aperto
onde immense mi travolsero
e mi straziarono per rivelarmi
amare verità che ignoravo
Verità che dovevo imparare
Nell'abbraccio dell'oceano
con un lungo furente fragore
la solitudine
divenne per me faro del pensiero
indicando strade nuove

Il tempo passava e io
iniziavo a tracciare la rotta
ma non come mi avevano insegnato al porto
(anche se la mia nave mi sembrava diversa allora)
Così il mio viaggio
ora lo vedevo diverso
senza più pensare a porti e commerci
Il carico mi appariva ormai superfluo
Ma continuavo a viaggiare
conoscendo il valore della nave
conoscendo il valore della merce

E continuo ancora il viaggio
che scricchiolino incessantemente le giunzioni
sperando che non si spezzino
perché sono legni marci da anni
(secoli dovrei dire)
verniciati di recente ma senza
una forza nuova che li tenga uniti
la rotta sempre contro il tempo
nella stiva solo zavorra
Zavorra che mi dissero
merce preziosa, come quella
che di solito si compra nei porti
Ma se dicessi che mi hanno ingannato
non sarei onesto
osservo la bussola
senza sosta
con accanto la mappa
su cui studio la rotta
lontano dai porti che segnalano il passaggio
Quando poi succede che splendano
(che istanti difficili!)
all'orizzonte i porti della terra
l'equipaggio guarda le luci
(luci sirene
che promettono molto
che anche il cuore e la carne pretendono)
sempre aspettando che dica
al timoniere di far virare la nave
E attraccare almeno un poco
Mentre l'ora trascorre e io
osservo silenzioso la carta
tutt'intorno cresce il tumulto
Proposte subdole
vestite con idee
idee vendute che vogliono sempre
aornare l'inazione con le parole
e minacce
che vogliono passare per consigli
e promesse
che tentano la bestia e la risvegliano...
Quelle sono ore difficili
Perché da ognuna di loro
Dipende l'intero viaggio
E continuo ancora il viaggio
Desideri radicati nell'anima
sono diventati bussola per la mia nave
la mia mappa
altrettanto misteriosa
Ci sono ore in cui credo
che sia stata fatta
per chi non voglia approdare in nessun porto
e altre ore in cui confido
che il viaggio avvenga perché
su questa carta bisogna trovare
qualche cosa che manca
Così vado alla ricerca
guardando la mappa la bussola il cielo
in cielo, rintracciare segnali
nuove prove che dimostrino
che la bussola non sbaglia nel segnare
Non stupirti, questo non significa
che io abbia dei dubbi sulla mia bussola
E' solo un'abitudine- una vecchia abitudine
che per secoli accompagnava l'anima
questa compagna
preziosa per i tempi bui
quando c'erano soltanto i semi nell'anima
degli amori che ora sono fioriti

E vado alla ricerca
Guardando la mappa la bussola il cielo
Le onde immense sembra che cerchino
di fare il gioco di chi vuole
che attracchi da qualche parte per un po'
E' ognuna
di quelle onde un Golgota
e pensa
che la tempesta imperversa ininterrotta
Ma mentre aumenta
temo sempre più
che la spaventosa furia del mare
mi conduca ad avvistare
porti là sulla costa
porti che la mia mappa non indica
Sono ostacoli e momenti difficili
l'abbiamo detto
l'equipaggio comincerà a ribollire
quando quei porti appariranno sulla costa

E continuo il viaggio
alla ricerca ancora
pur sapendo di essere
nell'infinito del tempo un istante
nell'abisso dello spazio un puntino

E continuo il viaggio
anche se sono tenebra
e tutto attorno a me è tenebra
e la tempesta lo rende più spaventoso

E continuo il viaggio
e mi basta
che io tenebra
abbia amato la luce