La cultura napoletana piange Gerardo Marotta.

La cultura napoletana piange Gerardo Marotta.

Gianni De Falco

 

MarottaChi ha conosciuto, come me, Gerardo Marotta - avvocato, filosofo, fondatore dell'Istituto italiano per gli Studi Filosofici di via Monte di Dio – non può non ricordarlo per i grandi meriti e per le grandi opere che ha lasciato in dote a questa città.

Gerardo Marotta è morto ieri sera 25 gennaio e le prime parole pronunciate da Nino Daniele, Assessore alla cultura del Comune di Napoli, mi hanno molto colpito perché mai un politico è riuscito, in poche battute, a riassumere pienamente un sentimento di riconoscenza, di rimpianto e di autocritica così come ha fatto Nino (mi permetto di citarne solo il nome in ragione di una antica amicizia): «Non riesco a immaginare la città senza Gerardo Marotta… Napoli è in debito con Marotta, lo siamo tutti per la nostra inadeguatezza. Dobbiamo avere uno scatto di dignità… la sua ultima battaglia è stata quella di cercare una collocazione per i suoi volumi (oltre 300mila, ndr) e siamo a un passo dalla realizzazione: collocheremo i libri nell'ex Palazzo del Coni a  Monte di Dio,  accanto alla sede dell'Istituto per gli studi filosofici».

Il termine “inadeguatezza” collegato alla vita politica (di questa città e non solo) è forse quello più corretto per darne una visione compiuta.

I problemi dell’Istituto da lui fondato ebbero inizio con una disgraziatissimo rapporto con l’allora ministro Tremonti che avviò una incomprensibile azione di “sfratto” e di taglio dei fondi. A queste azioni Marotta rispose citando Benedetto Croce (Filosofia e storiografia): « […] incapaci di risolvere in sé innalzandola a maggiore e migliore potenza la esistente civiltà, la scalzano, e non solo soverchiano e opprimono gli uomini che la rappresentano, ma si volgono a disfarne le opere, e distruggono monumenti di bellezza, sistemi di pensieri, tutte le testimonianze del nobile passato, chiudendo scuole, disperdendo o bruciando musei e biblioteche e archivi, e facendo alte e simili cose, come si è visto e si vede, o che questo accada per ignoranza e incuria, o per allegro spirito di distruzione, o per meditato proposito […]».

L’avvocato Marotta per i suoi importantissimi apporti al mondo della filosofia e della cultura in generale ha ricevuto numerosissimi riconoscimenti di rilievo nazionale e internazionale, tra questi la Medaglia d'oro per i benemeriti della cultura ed il Diploma d'onore del Parlamento europeo per l'opera svolta in favore della cultura europea. Proprio per questa riconosciuta sensibilità, insieme con l’amico (propenderei anche per la forma “compagno”) Nino Cavaliere, ci rivolgemmo a lui per ricevere l’adesione dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici a sostegno di un nostro progetto di seminari formativi sul tema “La cultura europea nel Mezzogiorno”. Ne fu entusiasta concedendoci le sale dell’Istituto per il seminario iniziale e finale. Proprio in quest’ultima iniziativa proiettammo una intervista esclusiva al Prof. Gaetano Arfè amico carissimo di Gerardo Marotta, che proprio nei giorni precedenti era scomparso. L’avvocato chiese, alla fine dei lavori, di intervenire “due minuti” per ricordare l’amico Gaetano. Parlò per ben due ore ricordando Arfè e la comune esperienza politica con il “Gruppo Gramsci”. La storia di una sfida temeraria che riuscì a mettere insieme una serie di intellettuali, non necessariamente marxisti, ma uniti dal filo rosso del desiderio di uscire dai limiti angusti dei comportamenti benpensanti e baciapile. La storia di quando diventare comunisti e impegnarsi in politica significava compiere un gesto di rottura non facile da mettere in pratica. Il "gruppo", fondato nel 1948, era solito riunirsi nell'aula IV di Lettere della Federico II. Guido Piegari, tra i fondatori, si preoccupò di ribadire l'indipendenza dai partiti e la volontà di mettere in campo un «luogo di formazione di quadri politici e culturali della sinistra». L'impegno fu mantenuto e accanto ai militanti comunisti scesero in campo simpatizzanti del Psi e giovani che avevano il bisogno di trovare una “giusta via” politica. E ci riuscirono. Seppure a prezzo di aspre polemiche con la nomenclatura del Pci. Il terreno di scontro fu l'eterno nodo della “questione meridionale”.

L’intervento, una vera e propria “arringa” in difesa di quella esperienza, non potette, ovviamente, non trattare di tutti coloro che di quel Gruppo Gramsci furono proagonisti, tra questi: Nino Cortese, Giuseppe Palomba, Domenico De Marco, Cleto Carbonara, Gaetano Arfè, Paolo Basevi, Giorgio Napolitano, Gerardo Chiaromonte e Renzo La Piccirella, e poi Gerardo Marotta, che dirigeva l'associazione "Cultura Nuova", Paolo Herman, Ennio Calzenati e Riccardo Napolitano, fratello di Giorgio, Guido Piegari ed Ermanno Rea che ai “ragazzi” del Gruppo Gramsci ha dedicato un intenso capitolo di "Mistero napoletano" e al vecchio compagno Piegari un riconoscimento, purtroppo postumo, di pudore e premura per una vicenda dolorosa che condannò l’amico Guido a un’esistenza raminga e marginale (Il caso Piegari).

Nelle due ore dell’intervento non volò una mosca e l’attenzione fu tutta concentrata su questo “piccolo, grande uomo”. Un lungo, infinito e commosso applauso concluse i lavori di quel seminario abbracciando, virtualmente, nel ricordo, tutti i protagonisti di quella storia.

Più recentemente le nostre strade si sono nuovamente incrociate con la concessione ed il riconoscimento, da parte dell'Istituto italiano per gli Studi Filosofici, della Scuola Estiva di Alta Formazione di Agerola, voluta dall’Associazione Alter con il patrocinio del Comune di Agerola e del suo Sindaco, e mio amico, Luca Mascolo. Il terreno, condiviso, fu proprio la Questione meridionale affrontata come rinnovamento delle pratiche di sviluppo delle economie e delle filosofie.

Ricordo anche l’avvocato Gerardo Marotta nell’ora dolorosa e drammatica della fine dell’amico comune Antonio Iannello. Accasciato sul feretro, come un padre o un fratello, che accompagnò senza mai distaccarsene fino alla fine della cerimonia.

Lo ricordo Marotta, nelle discussioni che avemmo a casa sua per l’organizzazione delle attività che ho prima descritte, immerso tra montagne di libri in primavera/estate con un pesante pigiama in flanella, sciarpa di lana e cappello a larghe falde… un filosofo e… avvocato per caso.

Ha ragione Nino (Daniele) siamo in debito con Gerardo Marotta, figlio di una città che non genera solo lazzaroni, ma, fortunatamente, anche uomini di grande spessore umano ed intellettuale come lui.