Ischia. L’abusivismo e il rispetto delle regole.

 

di Gianni De Falco, direttore Ires Campania, Dipartimento assetto del territorio Camera del Lavoro Metropolitana di Napoli.

 

In Campania l'abusivismo edilizio ha assunto proporzioni enormi, giungendo ad assumere una rilevanza sociale ai limiti dell'ordinarietà. Questo malcostume ha danneggiato e continua a danneggiare l'economia, il paesaggio e la cultura della legalità e del rispetto delle regole.

 

I clan della camorra, dai Puca ai Ranucci, dai Mallardo ai Moccia, dai Casalesi ai Nuvoletta sono considerati «’e masti» dell’edilizia abusiva per velocità ed audacia. Realizzano case belle ma fantasma. Abusive.

Gli allacci sono abusivi, così come le tubature dell’acqua e le condotte fognarie. Interi quartieri realizzati completamente abusivi. Quasi 70 mila case, alla media di 16 al giorno.  Colate di cemento che hanno reso ormai irriconoscibile la Campania e così anche tante altre zone d’Italia.

Trentacinquemila demolizioni previste, dalla Procura Generale, nel solo distretto di Napoli. Circa sessantamila in tutta la Campania.

Per molti edifici si rischia di saltare la demolizione, sarà sufficiente uno stratagemma: infilarci qualcuno che dichiara di non avere altra casa in cui abitare.

 

Sull’isola d’Ischia i carabinieri hanno sequestrato immobili per circa 5.000 metri quadrati e 12 milioni di euro, denunciando circa 60 persone per abusivismo edilizio.

A Forio d'Ischia e Casamicciola sono state realizzate due caserme abusive, due clamorosi esempi di illeciti in atto da parte di organi statali che invece dovrebbero essere garanti del rispetto delle normative nel rispetto dei cittadini.

La mia amarezza muta in rabbia nei confronti di quei costruttori avidi, e progettisti irresponsabili, e organi di controllo distratti (?) che hanno aiutato il terremoto a uccidere con una scossa di soli quattro gradi della scala Richter, che in condizioni di normalità in nessuna parte del mondo avrebbe provocato crolli e morti.

 

Spero davvero che parlare di questo, soprattutto mostrare tutto questo serva ai futuri architetti ed ingegneri perché riflettano su come l'atto del costruire inevitabilmente comporti rigore morale e onestà.

Vincenzo Galgano, già Procuratore generale della Procura Generale della Repubblica di Napoli, osservò con chiarezza alcuni anni fa «Questo è il Paese in cui bisogna adattarsi a tutto. Molte cose che vengono fatte in spregio delle regole vengono poi protette, non è una novità. Così si demolisce il nostro lavoro». Altro che case abusive.

L'argomento abbattimenti, ricorda ancora Galgano, fu oggetto di uno specifico incontro con l’ex sottosegretario Gianni Letta: «Mi limitai a rappresentare la situazione e la necessità da parte nostra di dover dar corso ed eseguire le sentenze definitive - spiega ancora l’ex Procuratore - il sottosegretario con grande cortesia prese atto delle mie parole e ci salutammo».

Stesso referente anche per l’allora Presidente Caldoro, che però, appellandosi anche al premier Berlusconi, riuscì a portare a casa il blocco delle demolizioni. Potenza del voto e delle promesse elettorali.

Il Consiglio Superiore della Magistratura aveva annunciato di voler adottare su scala nazionale il "Protocollo Napoli".

«Questa iniziativa – dichiarò il professore Ugo Leone, allora Presidente dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio - vanifica tutti gli sforzi che stiamo facendo e che hanno portato alla firma di un protocollo d'intesa con l'assessore all'Urbanistica della Regione Campania per procedere alla realizzazione, in comune, di abbattimenti dichiarati abusivi nei 13 comuni del Parco». Il decreto, aggiunse fra l'altro, «vanifica anche un'intesa che stavamo raggiungendo con la Procura Generale di Napoli, per quel che riguarda le opere dichiarate abusive con sentenza passata in giudicato». Nel merito del decreto aggiunse: «Quel che è peggio è che si dà un segnale negativo: mentre l'abbattimento è un deterrente per chi vuole continuare a costruire abusivamente, questo continuo ricorso ai condoni, perché di condono si tratta, è un incentivo a continuare nel mancato rispetto della legge perché tanto prima o poi arriva una sanatoria».

Se si affermasse la cultura del condono colate di cemento, contro ogni regola urbanistica e di buon senso, continuerebbero a riversarsi su un territorio già imbruttito, pressoché saturo e a rischio.

Nel 2003, dopo il terremoto che nel 2002 devastò il Molise, diverse regioni e comuni italiani sottoposero a verifiche statiche gli edifici scolastici.

In Molise, il cemento del liceo "Romita" di Campobasso non reggeva più di 46 chilogrammi per centimetro quadrato (sei volte sotto la norma).

In Sicilia, a Collesano, nell'entroterra di Cefalù, i pilastri della scuola superiore non andarono oltre i 68 chilogrammi per centimetro quadrato. L'asilo, i 12 chilogrammi per centimetro quadro (venti volte sotto la norma!!!). «Il cemento - ricorda oggi chi condusse l'ispezione - si bucava con la semplice pressione dell'indice».

Bisogna che i cittadini, compresi i nostri governanti, si rendano conto che l'interesse di tutti è che le regole siano rispettate. Ma qualcuno, purtroppo, non vuole capirlo.

Un settore, quello edile, in parte corrotto, che coinvolge vari professionisti: commercialisti, notai, dirigenti di uffici tecnici e, come verificato in molti comuni campani, la polizia municipale.

Camorra imprenditrice. Dal capitale solido e da riciclare. Invasiva ma soprattutto convincente. Sicura di sé, tanto da lavorare alla luce del giorno. Attraverso l’edilizia sono stati riciclati ingenti capitali ‘‘sporchi’’ derivanti da altre attività criminali; si è sviluppata un’imprenditoria complessa, che mantiene il controllo del territorio con l’apertura di cementifici ed imprese edili. Una ‘‘valanga’’ di cemento e speculazione che pochi vedono o sono disposti a vedere. Nel frattempo ad Ischia si continua a morire.